USA, sentenza contro Google: ha copiato la tecnologia Sonos!

Secondo i giudici della USITC, Google avrebbe copiato cinque brevetti di Sonos integrandoli in smart speaker, laptop e smartphone Pixel.
Secondo i giudici della USITC, Google avrebbe copiato cinque brevetti di Sonos integrandoli in smart speaker, laptop e smartphone Pixel.

La US International Trade Commission ha stabilito che Google ha violato cinque brevetti di Sonos, confermando di fatto la sentenza di prima istanza della stessa agenzia governativa, che lo scorso agosto aveva già “condannato” il colosso di Mountain View. Il giudice ha infatti stabilito (qui il testo integrale della sentenza) che Google ha copiato alcune delle tecnologie di Sonos, azienda che sviluppa e produce sistemi di altoparlanti attivi e componenti hi-fi collegati in rete tramite WLAN, integrandole nei suoi sistemi delle serie Home, Nest e Pixel. Ma quale sarà ora l’impatto di questa sentenza sulla produzione hardware di Google, che include anche smart speaker, smart display, streaming devices, e perfino termostati, router e sistemi di sicurezza?

Sonos vince la battaglia sui brevetti

Alcuni mesi fa Sonos aveva citato in giudizio Google LLC presso l’USITC accusandola di avere copiato fin dal 2013 le sue tecnologie per utilizzarle nella produzione di altoparlanti intelligenti, laptop e smartphone Pixel, violando quindi i suoi brevetti proprietari. La nota azienda d’elettronica di consumo con sede a Santa Barbara, California, nella sua denuncia aveva definito Big G come “violatore di brevetti seriale”, chiedendo al giudice di bloccare le importazioni degli altoparlanti Google Home, dei sistemi Chromecast, degli smartphone e dei computer Pixel come i PixelBook Go, prodotti in Cina e spediti poi negli USA.

Il 13 agosto scorso, l’agenzia del governo federale degli Stati Uniti che suggerisce i rami legislativo ed esecutivo americani su tematiche legate al commercio, le aveva di fatto dato ragione, con una sentenza che giudicava Google colpevole di aver violato le leggi nazionali sulla concorrenza con un comportamento sleale concretizzatosi con azioni “atti a violare i brevetti, i marchi o i copyright“.

L’azienda di Mountain View difficilmente smetterà di importare e vendere i suoi dispositivi, ma di certo ha subito un duro colpo a livello di immagine, che specie in ambito hardware dedicato alla casa intelligente, era notevolmente cresciuto in questi anni. La sentenza inoltre, la costringe a cambiare rapidamente i suoi progetti presenti e futuri, e a trovare delle soluzioni alternative per i suoi prodotti già in commercio per non creare disagi alla sua utenza. I cinque brevetti violati riguardano infatti anche la sincronizzazione di più dispositivi via LAN, la configurazione di un dispositivo di riproduzione (come un altoparlante Wi-Fi) e la regolazione del volume dei dispositivi attraverso una singola rete locale.

Da questo punto di vista Bib G pare essersi messa all’opera: ieri, per esempio, ha pubblicato un post sul suo blog dove ha spiegato che a breve alcuni utenti dovranno scaricare un’app speciale per configurare alcuni dispositivi sulla loro rete, e che non sarà più possibile regolare il volume di un intero gruppo di altoparlanti contemporaneamente. Inoltre si vocifera che farà in modo di rimuovere definitivamente da Android 12 la possibilità di controllare il volume del Chromecast, opzione che era stata già disabilitata lo scorso novembre (un test in attesa della sentenza?) prima di ricomparire a inizio 2022 su alcuni modelli di Pixel.

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