Esposto del movimento consumatori contro Uber

Il movimento consumatori chiede all'antritrust di occuparsi di Uber, stavolta però di UberPop, la formula dei "tassisti per caso".
Il movimento consumatori chiede all'antritrust di occuparsi di Uber, stavolta però di UberPop, la formula dei "tassisti per caso".

Il movimento consumatori ha chiesto l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per indagare su pratiche commerciali scorrette nel servizio Uber Pop. Ancora una volta è l’ultimo prodotto della società californiana a produrre molte discussioni e carte. La richiesta si basa su tre critiche distinte: la compatibilità con le norme sui taxi, la sicurezza dei clienti e la trasparenza su tariffe e contratti.

Rispetto a Uber Black, la soluzione per auto con conducente professionista (comunque obiettivo di una proposta di legge restrittiva della Regione Lombardia) UberPop ha meno simpatie e davvero pochi amici. Questo perché anche coloro che difendono il principio di libera concorrenza e considerano la sharing economy un toccasana per l’economia italiana, hanno sempre considerato la formula dei driver part time priva di un’adeguata copertura normativa. Questo naturalmente al di là delle responsabilità di Uber, che si limita ad operare in un vuoto legislativo. Questo spiega la ragione dell’esposto del movimento consumatori.

Cosa si chiede all’Agcm

Il garante della concorrenza dovrà mettere sotto la lente di ingrandimento l’attività di Uber, considerata dai denuncianti oltre i limiti della legalità. L’indagine chiesta dai consumatori esprime non soltanto delle perplessità, ma anche precise accuse, come quella di pratiche sleali, da qui l’idea di appellarsi all’Authority. Secondo Marco Gagliardi, responsabile settore trasporti del Movimento Consumatori, Uber si presenta come intermediario tra il consumatore e l’autista, ma di fatto gestisce e organizza un servizio «che è attualmente vietato dalle leggi italiane, con la conseguenza che è direttamente responsabile di tutto ciò che può avvenire sui “propri” taxi»:

Il servizio di trasporto su taxi è ancora un servizio pubblico, e le multinazionali che monopolizzano la Rete non possono violare le normative esistenti in Italia. Solo un processo guidato e normato di liberalizzazione del mercato potrà garantire la tutela degli utenti, non soltanto nell’obiettivo di contenere le tariffe, ma di stimolare la concorrenza, nel massimo rispetto dei diritti e della sicurezza dei cittadini.

Nell’esposto, appena arrivato sulla scrivania dell’authority e del suo presidente Giovanni Pitruzzella, si chiede una valutazione generale che prema per nuove norme, in attesa delle quali deve esserci un monitoraggio. Non bisogna dimenticare, però, che già l’anno scorso l’Agcm si pronunciò su Uber e in quel caso il giudizio sorprese tanti perché era tutt’altro che negativo sulla possibilità di Uber di operare sul mercato. In quell’occasione l’argomento erano gli Ncc, non UberPop.

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