Banksy: anche Steve Jobs dalla Siria

L'artista di strada Banksy realizza una nuova opera in un campo profughi di Calais, in Francia, per ricordare come anche Steve Jobs avesse origini siriane.
L'artista di strada Banksy realizza una nuova opera in un campo profughi di Calais, in Francia, per ricordare come anche Steve Jobs avesse origini siriane.

Uno Steve Jobs in tenuta d’ordinanza, in jeans e con l’iconico dolcevita, intento a trasportare con la mano destra il primissimo Macintosh e, con la sinistra, un sacco. È questo il nuovo murales accreditato all’artista di strada Banksy, apparso sulle mura del campo per rifugiati “Jungle” di Calais, in Francia. Un modo, secondo gli esperti d’arte, per ricordare come anche il co-fondatore di Apple avesse origini in Siria, la stessa nazione da dove giungono oggi in Europa migliaia di profughi.

Le immagini dell’opera sono state condivise da Krishnan Guru-Murthy, anchorman di Channel 4, e in pochissimo tempo sono divenute virali sui social network. Oltre al murales, un secondo scatto mostra le tende dei rifugiati, da tempo stabili nelle zone portuali di Calais nella speranza di poter, un giorno, partire per raggiungere le coste del Regno Unito.

Il ritratto del co-fondatore di Apple sembra voler porre l’attenzione su paure e pregiudizi, in particolare a seguito della delicata realtà in cui si è trovata immersa la Francia dopo gli attacchi dello scorso novembre. Anche uno degli uomini simbolo della modernità, il compianto e amato iCEO, aveva infatti origini siriane: il padre biologico di Steve Jobs è nato e cresciuto in Siria, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra per motivi di studio.

Sebbene Banksy non sia solito commentare le proprie opere, il Guardian ha pubblicato un breve comunicato proveniente dallo stesso artista:

Siamo spesso spinti a credere che l’immigrazione prosciughi le risorse di una nazione, ma Steve Jobs era figlio di un migrante siriano. Apple è la compagnia più redditizia del mondo, paga oltre 7 miliardi di dollari l’anno in tasse, ed esiste solo perché negli USA è stato concesso l’ingresso di un giovane uomo siriano da Homs.

Sempre come riferito dal Guardian, Banksy è da tempo impegnato nel campo profughi di Calais, tanto che il murales sarebbe solo l’ultima delle tante opere effettuate sul posto. Inoltre, sembra che alcune strutture di Dismaland, il parco temporaneo che l’artista ha inaugurato la scorsa estate, siano state inviate proprio sulle coste francesi per garantire la costruzione di rifugi d’emergenza per gli immigrati.

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