Facebook: questa chat si autodistruggerà

Il social network sta lavorando a una applicazione che permetta di gestire la durata di messaggi in chat e immagini. Diritto all'oblio o sexting?
Il social network sta lavorando a una applicazione che permetta di gestire la durata di messaggi in chat e immagini. Diritto all'oblio o sexting?

Messaggi di chat, immagini, parti intere delle nostre conversazioni e delle nostre vite, sono depositate per sempre nei server di Facebook e tendono a sparire – piuttosto velocemente – dalla Rete, ma mai abbastanza quando si tratta di evitare gaffe o anche pericolose strumentalizzazioni. Così a Menlo Park stanno lavorando a un sistema preso pari pari da un’applicazione per smartphone, Snapchat, adattandola al sito. Obiettivo dichiarato, diritto all’oblio. Interpretazione nascosta: incentivazione al sexting.

Poter inviare messaggi, chattare e utilizzare immagini o video con la sicurezza di essere al riparo dagli spioni è certamente una prospettiva di grande interesse su un social network che è ineluttabilmente protagonista, nel bene e nel male, di molte storture. Il trasferimento di tante informazioni sensibili su un sito fatto per costruire relazioni ha dato vita a forme di cyberbullismo, a rapporti costanti con le polizie del mondo in cerca di indizi su presunti colpevoli. Facebook è sempre al centro di casi di cronaca che hanno spostato di molto l’asticella di ciò che è privacy. Ecco quindi l’uovo di Colombo: se il problema è la persistenza delle nostre tracce, perché non fare in modo che dopo un certo periodo di tempo svaniscano nel nulla?

L’indiscrezione sta attraversando la blogosfera scatenando molto interesse, anche se priva di ufficialità. Soprattutto per questo concetto così ambiguo: la chat usa-e-getta. È davvero un miglioramento della privacy? Formalmente sì, ma è difficile credere che un’applicazione che prenda a modello quella maggiormente apprezzata dagli adolescenti per spedire messaggi e video provocanti (cinque milioni di foto al giorno caricate) non produca in scala lo stesso fenomeno, e su un sito da un miliardo di utenti dove le immagini caricate sono 60 volte di più.

È vero anche, però, che il web insegna che «non bisogna aggiustare una cosa che funziona», perciò la convivenza con una app. di successo (Quora, ad esempio, è stata a guardare mentre Domande di Facebook naufragava) che garantisce da sempre la cancellazione di messaggi e immagini dal telefono del destinatario ha un appeal superiore rispetto a Big F, la cui reputazione in merito alla chiarezza delle norme sulla privacy è da sempre un tallone d’Achille. Tuttavia, Facebook compensa questo handicap lasciando questa nuova applicazione come Camera o Messenger: autonome, separate rispetto al sito principale, anche se buit-in.

Il tool di autodistruzione su Facebook funzionerà? Difficile prevederlo. Per un utente adulto sembra essere poco attraente, mentre per quello giovane potrebbe ingenerare equivoci. Ma c’è uno scenario che spiega tutto: Facebook ha messo gli occhi su WhatsApp, Mark Zuckerberg sta puntando su tutti i tavoli della mobilità (come sta facendo anche con la pubblicità), perché ha molto denaro e sa che in questo modo, statisticamente, prima o poi incasserà una vincita che giustificherà tutte le altre perdite.

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