Sergey Brin, il Parkinson e il DNA

Sergey Brin ha aperto un blog e nel suo primo post annuncia di aver scoperto una propria predisposizione genetica al Parkinson. La madre, malata di Parkinson, ha lo stesso difetto del figlio. Il post diventa un manifesto del "Mi sento fortunato"
Sergey Brin ha aperto un blog e nel suo primo post annuncia di aver scoperto una propria predisposizione genetica al Parkinson. La madre, malata di Parkinson, ha lo stesso difetto del figlio. Il post diventa un manifesto del "Mi sento fortunato"

Sergey Brin ha aperto un blog. E non l’ha certo fatto in modo banale. Nel suo primo post, infatti, Brin ha si è aperto con grande coraggio e trasparenza, mettendo sul tavolo una storia privata, una questione etica, un’esperienza forte. Brin ha spiegato, infatti, di avere una predisposizione genetica alla maturazione del Parkinson. La conferma giunge dalle analisi della 23andMe, l’azienda fondata dalla moglie Anne Wojcicki nella quale Google ha in passato investito già 3.9 milioni di dollari.

Brin ha usato toni tanto freddi quanto passionali. Ha raccontato innanzitutto la scoperta della malattia della madre: una serie di sintomi ha portato inevitabilmente alla diagnosi del Parkinson. Poi le analisi, quindi la scoperta: Brin condivide con la madre una mutazione genetica, denominata G2019S, del gene LRRK2. Tale mutazione è riscontrabile nei pazienti affetti da Parkinson e, sebbene la cosa non significhi forzatamente l’insorgere della malattia, predispone però la persona a maturare tale tipo di problematica.

Il post si tramuta così in un vero e proprio manifesto della filosofia Google. Spiega Brin: «la cosa mi lascia in una posizione unica. Conosco in anticipo ciò a cui sono predisposto. Ora ho l’opportunità di aggiustare la mia vita per ridurre questo rischio. Ho anche l’opportunità di aiutare la ricerca su questa malattia fino a quando eventualmente non mi colpirà. […] Mi sento fortunato in questa posizione». “Mi sento fortunato”, proprio quel mantra che a lungo ha identificato la filosofia Google. Oggi, dal manifesto di Brin, questo mantra è più chiaro: la “fortuna” è nella fiducia per la scienza, nella capacità di trovare soluzioni partendo dal metodo sperimentale, dal calcolo, dalla ricerca. “Fortuna” non è affidarsi al destino, ma conoscerlo per tentare di plasmarlo.

Il post di Brin è significativo anche e soprattutto alla luce di quelle che sono le avvertenze di 23andMe a coloro i quali si apprestano ad acquistare il kit per il DNA: «puoi venire a conoscenza di informazioni su te stesso che non puoi anticipare. Queste informazioni possono evocare forti emozioni e possono potenzialmente alterare la tua vita ed il modo di vedere le cose. Puoi scoprire cose su te stesso che possono crearti problemi e sulle quali potresti non avere il controllo. Tutto ciò può avere ripercussioni sociali, legali o economiche». Il servizio è dunque esclusivamente consigliato a coloro i quali si sentono “fortunati”, nella particolare accezione ispirata alla filosofia Google.

Il post di Brin si conclude con un link alla fondazione di Michael J. Fox ed uno al Parkinson’s Institute.

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