Google, manovre sulle azioni tra split e classe C

Google offre una azione classe C (senza diritto di voto) per ogni azione classe A o B in possesso, effettuando così uno split del portfolio attuale.
Google offre una azione classe C (senza diritto di voto) per ogni azione classe A o B in possesso, effettuando così uno split del portfolio attuale.

La nuova trimestrale di cassa Google accompagna quelle che erano state le indicazioni degli analisti: 10.65 miliardi di introito nel trimestre di riferimento rappresentano un 24% in più rispetto al medesimo trimestre del 2011. Aumentano i click sui canali di advertising, diminuisce il costo medio per click ed il risultato è un bilancio positivo che porta al rialzo le azioni del gruppo.

Ma la notizia più interessante della comunicazione proveniente da Mountain View è di altra natura e concerne il controllo del gruppo stesso e delle sue strategie di sviluppo, la gestione delle azioni e la presenza delle stesse sul mercato azionario.

Il gruppo ha comunicato una importante modifica nell’organizzazione delle azioni del gruppo, il tutto agendo su di un doppio canale. Da una parte si annuncia un vero e proprio “split” delle azioni, il che va a raddoppiare il numero di unità in possesso pur a parità di valore; dall’altra si introduce una nuova classe di azioni sulla quale verrà tessuto lo split. Formalmente, le nuove azioni sono identificate in qualità di “classe C” ed andranno ad affiancare le già esistenti A e B. Tutti coloro i quali sono oggi in possesso di azioni classe A o classe B saranno dotati di un paritetico numero di azioni classe C, le quali saranno identificate sotto una nuova etichetta rispetto a “GOOG” e potranno operare in compravendita così come effettuato fino ad oggi con le azioni già in possesso.

La caratteristica peculiare delle azioni classe C è nel fatto che non danno diritto ad alcun voto. Gli equilibri nel potere di voto antecedente allo split rimangono pertanto i medesimi, senza intervento alcuno nelle responsabilità della proprietà. La cosa ha però un fondamentale significato in termini di monetizzazione, poiché consente a Larry Page, Sergey Brin, Eric Schmidt ed altri ancora di vendere parte della propria quota, monetizzandone così il valore, pur senza perdere teoricamente l’attuale peso specifico nel potere decisionale all’interno del gruppo. Al tempo stesso, però, una misura parallela cancella quest’ultimo rischio: la triade a capo dell’azienda ha firmato un accordo con cui promette di cedere una azione classe A o B per ogni classe C venduta. Ciò implica un impegno ad alleggerire la propria posizione nell’azienda ogni qualvolta si decida di monetizzare la propria quota, il che cancella di fatto il rischio per cui Page, Brin o Schmidt possano defilarsi dalla proprietà pur conservando pieno potere decisionale.

Page e Brin da parte loro promettono un impegno di lungo periodo nell’azienda, qualcosa che garantisca solidità e stabilità all’azienda così come successo fino ad oggi: senza un approccio di questo tipo, si spiega nella lettera pubblicata con tanto di firma dei due fondatori, progetti come YouTube, Android o Chrome non avrebbero mai potuto raggiungere il successo odierno. E probabilmente le casse del gruppo non avrebbero probabilmente mai potuto arrivare a sfiorare i 50 miliardi di dollari cash.

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