Eni e MIT: fronte comune per l'energia del futuro

Eni e il MIT di Boston hanno fatto il punto sull'intensa collaborazione che stanno portando avanti per capire come evolvere il mondo dell'energia.
Eni e il MIT di Boston hanno fatto il punto sull'intensa collaborazione che stanno portando avanti per capire come evolvere il mondo dell'energia.

La “transizione energetica” è in atto: una traslazione lenta e continua, la cui direzione è ben identificata ma il cui percorso è ancora denso di ostacoli. La transizione energetica è quell’evoluzione (rivoluzione?) che porterà il mondo da un approvvigionamento energetico pesantemente incentrato sul carbone ad una dimensione low-carbon sulla quale anche l’Italia sta spendendo le proprie forze. Lo sforzo del nostro paese è all’insegna dell’eccellenza: su questo processo, infatti, sta investendo le proprie ricerche  un gruppo di caratura internazionale come Eni e lo fa in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Il meglio della ricerca, insomma, per identificare con quanta maggior precisione e quanta maggior efficacia gli obiettivi che è possibile porsi in questo processo evolutivo del mondo energetico.

Come sarà l’energia del futuro? Il workshop Eni-MIT terminato da poche ore ha consentito di fare il punto sui lavori in atto, consolidando nei fatti una partnership dagli obiettivi altisonanti. Il messaggio che ne scaturisce è fortemente incentrato sull’importanza della collaborazione: quanto più alti sono gli obiettivi, tanto più è necessario un approccio trasversale e una vasta comunione di investimenti e di intenti:

L’alleanza strategica col MIT ha contribuito a sviluppare competenze e tecnologie avanzate nel campo delle rinnovabili, in particolare con la creazione presso il MIT del Solar Frontier Energy Center, che consentiranno ad Eni nei prossimi anni di supportare la progressiva decarbonizzazione delle sue fonti di approvvigionamento energetico.

Uno dei punti di contatto tra le due realtà è sul tema del gas naturale. Eni ha infatti dimostrato grandi capacità nell’identificazione di nuovi giacimenti (Zohr ha fatto parlare di sé in tutto il mondo) ed in parallelo il MIT sta portando avanti studi propri per la valorizzazione ottimale di questa risorsa naturale. Produzione, stoccaggio di energia rinnovabile e riduzione/cattura/riutilizzo della CO2 sono tutti aspetti sui quali Eni e MIT potranno ora lavorare alla ricerca di soluzioni ideali per un futuro lontano dal carbone e vicino ad una dimensione quanto più sostenibile della produzione energetica.

Il motivo di tanto fervore è spiegato direttamente dal MIT sulla pagina che coordina le pubblicazioni dei vari progetti in essere:

Nei prossimi decenni la domanda di energia a livello globale è destinata ad aumentare drammaticamente, arrivando a raddoppiare entro la prima metà del secolo, anzitutto a causa della crescente popolazione mondiale e degli accresciuti standard nella qualità della vita. Al tempo stesso le emissioni dovranno drammaticamente ridursi per evitare gli effetti deleteri del riscaldamento globale. Queste due sfide richiedono simultaneamente l’azione su una molteplicità di fronti, tecnologici e inerenti alle normative, nonché una vasta collaborazione in tutto lo spettro degli stakeholder inclusi le università, l’industria, i governi e le associazioni filantropiche.

Collaborazione per fare fronte comune di fronte ad un comune problema, quindi: solo gli stakeholder che dimostreranno tale disponibilità avranno avuto rispetto per il proprio ruolo ed avranno risposto alle proprie responsabilità. Un passo indietro non è possibile: occorre riuscire a produrre quanta più energia possibile poiché alta sarà la domanda, anche e soprattutto nei paesi più poveri nei quali il ritmo di crescita è destinato a farsi sempre più accelerato, ma al contempo la sostenibilità non è più un optional. La soluzione può arrivare soltanto dalla ricerca scientifica, dalla quale potranno nascere peraltro nuove opportunità economiche sfruttabili su scala globale.

La collaborazione Eni/MIT è iniziata nel 2008 e coinvolge ormai oltre 100 risorse umane tra docenti, ricercatori, dottorandi e dipartimenti vari, con un parco progetti che conta ormai 40 cantieri in itinere. I numeri non fotografano il merito delle singole ricerche, ma consentono di fotografare con relativa semplicità il tenore dell’impegno che il cane a sei zampe sta riversando nel settore: oltre un centinaio di collaborazioni con centri di eccellenza in tutto il mondo, in aggiunta agli Eni Award che ogni anno premiano il meglio della ricerca applicata, raccontano la propensione all’innovazione come asset su cui investire.

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