Link Campus University: videogame per professione

Presso Link Campus University di Roma esiste un corso universitario che permette di fare del videogioco un lavoro finalmente anche in Italia.
Presso Link Campus University di Roma esiste un corso universitario che permette di fare del videogioco un lavoro finalmente anche in Italia.

Link Campus University di Roma, in collaborazione con Vigamus Academy, propone corsi di laurea e laurea magistrale con indirizzo videogiochi.

Webnews ha voluto approfondire il funzionamento di quest’università, capire che sbocchi può offrire ai giovani e toccare con mano l’evoluzione e le prospettive del settore dei videogiochi in Italia.

Stefano Bianchi è un giovane studente che sta affrontando la laurea magistrale e che racconta che senza specifiche esperienze alle spalle abbia voluto dare un seguito alla sua passione nel mondo dei videogiochi. Partito con alle spalle una laurea triennale in comunicazione, si è trovato immerso direttamente nel corso di laurea magistrale in un ambiente dinamico dove ha potuto confrontarsi con professionisti del settore. Un percorso che lo ha portato già ad affrontare un importante stage presso la Warner che si concluderà la prossima estate. Stefano Bianchi sottolinea una precisa differenze con le altre università.

Il livello dell’insegnamento è molto alto ma è tropo teorico. Presso Link Campus University è riuscito, invece, ad apprendere alcuni aspetti pratici che poi è stato possibile applicare all’interno del mondo del lavoro. Link Campus University, dunque, permette di preparare gli studenti al mondo del lavoro.

C’è un alto livello in generale dell’insegnamento però c’è la difficoltà che è tutto molto teorico. Lo studiare la teoria fa benissimo perché dà un background culturale ma la cosa in più che offre l’Academy è che c’è un’applicazione pratica delle cose insegnate che nonostante sia minima può essere riapplicata nel mondo del lavoro.

I corsi di studio sono articolati in 4 macro categorie. La prima riguarda lo sviluppo, cioè tutto quello che riguarda la fase di progettazione del videogioco. Poi c’è il giornalismo dove viene spiegato come recensire i videogiochi e gestire tutti gli aspetti legati al mondo della stampa. La terza macro categoria è il marketing vero e proprio. Infine, l’organizzazione degli eventi.

Nonostante la facoltà sia molto giovane, già alcuni ex studenti hanno trovato lavoro in alcune società o studi importanti nel settore dei videogiochi. L’Academy ha organizzato anche un team dedicato agli eSport che si allena costantemente in Link Campus University.

Le opportunità professionali in ambito videoludico per i giovani uscenti da Link Campus University sono reali anche per quelli con poche esperienze. In questo settore, infatti, i giovani sono visti molto positivamente visto che hanno una mente più aperta e più disponibile ai cambiamenti.

Il giovane senza esperienza è una risorsa in quanto più vicino al futuro perché ha un bagaglio culturale diverso, più aperto e più disponibile.

I giovani sono fondamentali anche nel settore del marketing vista la loro capacità di ragionare più velocemente e di adattarsi alle novità. Il marketing nel campo dei videogiochi, infatti, è molto complesso. Non è un discorso di diverse leve di comunicazione rispetto agli altri settori ma di velocità. Oggi si deve, per esempio, comunicare con chi utilizza Facebook. Domani, magari quelle stesse persone dovranno essere raggiunte su Instagram. Il marketing, dunque, deve saper cambiare velocemente il mezzo di comunicazione con cui raggiunge le persone. Con un ritmo sempre più veloce, è necessario saper ragionare ancora più in fretta ed in tal senso i giovani sono molto abili.

Cambia il ritmo delle cose e bisogna ragionare velocemente. Il giovane è utile in questo senso perché è dentro e può ragionare più velocemente.

Oggi in Italia ci sono molti studi indipendenti che si mettono in luce soprattutto per la loro creatività realizzando giochi indie con grafiche diverse e gameplay curati. Questa libertà creativa che potrebbe essere vista come un limite, commercialmente parlando, è invece un punto di forza visto che permette di mettersi in mostra.

Un movimento, quello dei videogiochi in Italia, ancora molto giovane e che deve scontrarsi con un mercato limitato rispetto a quello di altri Paesi. Questo, però, non significa che non ci siano realtà italiane che non abbiano avuto successo. Per esempio, LKA ha realizzato il gioco “The Town of Light” che ha ricevuto importanti riconoscimenti.

Il mercato italiano, comunque, si sta evolvendo e la tendenza è quella di adattarsi al mercato internazionale. Ci sono già molti studi che stanno lavorando a progetti molto interessanti. Volendo fare una sorta di ranking dei Paesi nel settore dei videogiochi, al primo posto c’è l’America, poi l’Asia, il Nord Europa e poi l’Italia. Limitatamente al vecchio continente, l’Italia viene dopo Germania, Francia ed Inghilterra, a pari merito con la Spagna.

Il maggiore problema che l’Italia deve affrontare nel settore dei videogiochi è, però, culturale. Infatti, si fa ancora molta fatica a capire che sia possibile vivere facendo videogiochi. C’è, dunque, la difficoltà a percepire il videogioco come lavoro. Adesso, comunque, il videogioco ad alto livello viene visto come un potenziale ambito di sviluppo. A livello di investimenti è un miglioramento continuo. Il problema è cambiare la mentalità di chi compra. La gente pensa che raggiunta una certa età si smette di giocare e questa è un’evidente difficoltà.

Fortunatamente, adesso, le barriere per l’accesso ai fondi sono molto diminuite e quindi i limiti economici degli studi stanno calando. Rimane poi il problema di farsi conoscere ma questo può essere fatto puntando su prodotti caratteristici anche di nicchia.

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