PlayStation Network: gli Anonymous negano

Gli Anonymous negano ogni responsabilità nel furto delle carte di credito. Non negano pubblicamente, però, un coinvolgimento nell'attacco.
Gli Anonymous negano ogni responsabilità nel furto delle carte di credito. Non negano pubblicamente, però, un coinvolgimento nell'attacco.

Gli Anonymous hanno negato ogni qualsivoglia coinvolgimento nell’attacco che ha portato Sony allo spegnimento dei server correlati ai servizi PlayStation Network, Qriocity e Sony Online Entertainment. Nel giro di poche ore, quindi, il gruppo prende le distanze dall’attacco ribadendo quanto già asserito in precedenza: sebbene vi siano forti attriti nei confronti di Sony, l’etica del gruppo non contempla attacchi in grado di mettere in pericolo gli utenti.

Gli Anonymous sono stati immediatamente chiamati in causa appena i server Sony sono stati disattivati: la sensazione comune era quella per cui fosse avvenuto l’ennesimo clamoroso DDoS ed il sito fosse stato così affossato a forza. Gli appartenenti al gruppo di protesta erano i primi indiziati perché, dopo l’inizio della sfida legale di Sony a George Hotz (autore del jailbreak della PlayStation 3), le minacce nei confronti del gruppo giapponese erano andate moltiplicandosi. Gli Anonymous avevano tuttavia negato ogni coinvolgimento ed i rumor in tal senso sembravano pertanto essersi definitivamente spenti anche sulla scia delle indicazioni Sony.

La cronologia dei fatti è ormai nota: Sony è intervenuta in ritardo con le comunicazioni agli utenti, ha ammesso il furto delle carte di credito ed ha quindi approfondito la vicenda con esperti di indagini forensi. A questo punto ecco spuntare una firma o presunta tale: un file di nome “Anonymous” contenente le parole “We are Legion” è stato lasciato su un server violato. Ammissione o depistaggio?

Gli Anonymous ne sono certi: è un semplice depistaggio. Il gruppo, infatti, nega anzitutto di essere mai stato coinvolto in qualsivoglia furto di carte di credito. Anzi: il team rivendica i principi etici del proprio agire e respinge pertanto ogni supposizione tendenziosa. Il dito è puntato anche contro l’FBI, colpevole di indagare troppo spesso sugli “Anon” e troppo poco sulle grandi multinazionali e sulle loro bugie.

VentureBeat sottolinea tuttavia quanto trapela tra le righe del comunicato: gli Anonymous negano infatti il furto delle carte di credito, mentre non forniscono smentite circa il possibile coinvolgimento nell’attacco in virtù di quella disobbedienza civile che intendono portare avanti contro Sony ed altri gruppi. «Se una legittima ed onesta investigazione sul furto delle carte di credito sarà condotto, gli Anonymous non saranno identificati come colpevoli». La vicenda potrebbe però andare oltre e quella firma potrebbe non essere soltanto un semplice depistaggio.

Nel frattempo PSN, SOE e Qriocity rimangono offline, ma Sony promette presto aggiornamenti in tal senso (la riapertura era stata ipotizzata in previsione entro fine settimana).

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