USA, il cartello degli e-book per fermare Amazon

Il Dipartimento della Giustizia pubblica le mail di chi critica l'azione contro Apple, ma la sua proposta di accordo non si sposta di una virgola.
Il Dipartimento della Giustizia pubblica le mail di chi critica l'azione contro Apple, ma la sua proposta di accordo non si sposta di una virgola.

Il Dipartimento di Giustizia americano ha letteralmente sbattuto in faccia ai critici della sua azione contro il cartello degli ebook le loro rimostranze, arrivate per mail, replicando senza timori: due torti non fanno una ragione. Il fatto che Amazon spaventi tanto per la sua politica dei prezzi, insomma, non giustifica la creazione di un trust.

Un’operazione di trasparenza come da noi non si potrebbe mai vedere: 868 mail raccolte e commentate dal DOJ per replicare alle critiche – spesso di autori, editori, consumatori – sulla sua citazione in giudizio che ha portato alla proposta di una serie di nuove norme sugli ebook (già firmate da tre dei cinque editori implicati, mentre Penguin e Macmillan insieme all’irremovibile Apple hanno rifiutato di pagare e stanno combattendo il caso in tribunale) che spazzeranno via gli accordi tra la mela morsicata e questi editori, ideati a suo tempo a mantenere alti i prezzi.

Una «finestra sull’angoscia», come hanno commentato i siti e blog che hanno spulciato tra queste mail. Vi si legge, sostanzialmente, il timore di librai, agenti letterari e autori, preoccupati che il governo possa spianare la strada al colosso di Jeff Bezos e con esso si cancelli un’intera storia culturale basata su quelle dinamiche. Si arriva persino ad accusare il governo di «cospirazione». Ma il DOJ non potrebbe essere più chiaro nelle sue articolate risposte (leggi qui): è solo conservazione dei privilegi di un tempo ormai superato.

Non ci sono dubbi che molti dei commentatori temono la prospettiva di competere con Amazon sul prezzo, e non c’è dubbio che Amazon è un concorrente temibile sugli e-book. Il percorso per i membri del settore può essere pieno di incertezze e di rischi, ma certamente non mancano di qualità competitive. Il fine della nostra proposta è impedire ai protagonisti radicati del settore di arrestare tramite collusione i benefici potenzialmente enormi di una intensa competizione in un mercato in evoluzione. Anche se ci fossero prove a sostegno delle affermazioni di monopolio o “prezzi predatori”, non sarebbe sufficiente a giustificare l’auto-aiuto sotto forma di collusione.

Insomma, il DOJ rispedisce al mittente, in blocco, tutte le critiche ricevute sul suo sito, ritenendole troppo interessate. E chiarisce un punto: l’accordo proposto per evitare il peggio in tribunale non verrà modificato di una virgola. La questione su come poi regolamentare il complesso mercato degli ebook, alle prese con l’addio al modello agency inventato da Apple ma anche con la necessaria revisione del vecchio wholesale – che verrebbe piegato dalla politica low cost di Amazon in grado di lavorare “in perdita” (su alcuni titoli) per conquistare utenti – è ancora in sospeso.

Ma all’insoddisfazione degli editori non si può rispondere con i prezzi alti: in questo 2012 i prezzi degli ebook nelle novità erano già aumentati dal 30 al 50%. Il recente accordo da 300 milioni di dollari tra Microsoft e Barnes & Noble e il progetto di Google di usare il suo Nexus 7 tablet per competere con il Kindle fire sostengono questa politica: forse la potenziale dittatura sugli ebook si può evitare anche senza crearne un’altra di tipo commerciale.

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