Play Store in abbonamento, confermato Play Pass

In un tweet Google ha confermato di essere in procinto di lanciare un servizio in abbonamento su Play Store chiamato Play Pass.
In un tweet Google ha confermato di essere in procinto di lanciare un servizio in abbonamento su Play Store chiamato Play Pass.

In un tweet Google ha confermato di essere in procinto di lanciare un servizio in abbonamento su Play Store chiamato Play Pass. Ancora non sono stati rivelati ulteriori dettagli, al di là del fatto che la novità sarà disponibile molto presto.

Play Pass darà accesso su Play Store ad un catalogo di centinaia di applicazioni premium, tra cui app musicali, di fitness e giochi, per una cifra che dovrebbe essere di 4,99 dollari al mese negli Stati Uniti d’America  (5 euro in Italia?). È anche molto probabile che tutte le applicazioni saranno fruibili senza pubblicità e che tutti gli acquisti in-app saranno sbloccati.

Anche Apple sta lavorando ad un servizio in abbonamento simile, sempre da 4,99 dollari, anche se in questo caso l’offerta sarà focalizzato unicamente sui videogiochi. Stiamo parlando di Apple Arcade, che verrà lanciato in autunno. Non è chiaro se Google abbia o meno intenzione di distribuire Play Pass lo stesso periodo oppure di scegliere una finestra temporale differente. In ogni caso, non sembra manchi molto dal lancio di Play Pass.

Secondo alcune indiscrezioni, inoltre, sembra che Google stia lavorando anche ad una prova gratuita dell’abbonamento Play Pass e ad un piano tariffario dedicato alle famiglie.

Del Play Pass se ne era già parlato il mese scorso, ma andando ancora più indietro i primi rumor risalgono addirittura all’ottobre del 2018 quando la comunità XDA e lo sviluppatore Kieron Quinn hanno scoperto i riferimenti di un servizio di abbonamento per Play Store all’interno di un sondaggio Google Opinion Rewards. 

La soluzione pensata dal colosso di Mountain View potrebbe convincere alcuni utenti Android a sborsare una cifra mensile – magari relativamente economica – invece di acquistare le applicazioni e videogiochi singolarmente. Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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