Apple: morte in Pegatron non connessa al lavoro

La morte per polmonite del giovane quindicenne cinese in Pegatron, apparsa ieri sulla stampa, non sarebbe connessa al lavoro in azienda: lo spiega Apple.
La morte per polmonite del giovane quindicenne cinese in Pegatron, apparsa ieri sulla stampa, non sarebbe connessa al lavoro in azienda: lo spiega Apple.

La morte di un giovane quindicenne impiegato illegalmente in Pegatron – pare siano stati prodotti documenti falsi per spacciare la vittima come un ventenne – ha riacceso il fuoco delle polemiche sullo sfruttamento di manodopera fra i partner produttivi di Apple. La società di Cupertino è però intervenuta sulla querelle, sostenendo come la tragedia non sia direttamente collegabile al lavoro in azienda, per quanto triste sia la vicenda.

Il fatto risale allo scorso settembre ma soltanto ieri ha avuto una forte eco mediatica, dovuta alla pubblicazione di un report dettagliato sulle testate a stelle e strisce. Il giovane in questione – 15 anni, documenti falsi e una media di lavoro settimanale da 77 ore anziché le 60 massime previste per legge – sarebbe deceduto per una gravissima forma di polmonite. In molti si sono chiesti se le condizioni di lavoro non abbiano costituito un’aggravante alle sue salute malmessa, ma Apple ha prontamente smentito. In tempi non sospetti, infatti, la società californiana ha inviato sul posto un’equipe di medici indipendenti per scoprire le precise cause della scomparsa.

I risultati di tali indagini sono stati brevemente spiegati da Apple alla testata Reuters, che così riporta:

«Lo scorso mese abbiamo inviato degli esperti indipendenti dagli Stati Uniti in China per condurre delle indagini nello stabilimento. Sebbene non abbiano trovato alcun collegamento evidente con le condizioni di lavoro locali, capiamo sia di poco conforto per i familiari che hanno perso una persona amata.»

Una dichiarazione che tuttavia non basta per spegnere le polemiche, perché sarebbero “almeno 5” i decessi collegati agli impianti Pegatron nell’ultimo anno. Da più di un biennio, in particolare dall’esplosione del caso sfruttamento in Foxconn, Apple si è impegnata in un monitoraggio costante delle condizioni dei partner produttivi asiatici, introducendo un rigido codice di condotta e acconsentendo alle ispezioni dell’organizzazione autonoma The Fair Labour Association sui luoghi della produzione. Così aggiunge Cupertino:

«Apple ha un impegno di lungo corso nell’assicurare luoghi di lavoro sicuri e salutari per ogni lavoratore nella catena di fornitura, abbiamo un team che sta lavorando con Pegatron presso i loro impianti per assicurare che le condizioni di lavoro soddisfino i nostri alti standard».

In un comunicato separato, anche Pegatron ha sottolineato come la morte del ragazzo non dipenda da questioni connesse alla sua occupazione in fabbrica. Lo scorso 4 settembre, infatti, il giovane sarebbe stato sottoposto a un controllo medico di routine senza evidenziare alcun problema di salute. Nessun commento, invece, sull’età falsificata del dipendente.

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