Loquendo verso Nuance tra le proteste

La piemontese Loquendo è ormai praticamente stata acquisita dalla statunitense Nuance. Ma i lavoratori contestano la cessione decisa da Telecom Italia.
La piemontese Loquendo è ormai praticamente stata acquisita dalla statunitense Nuance. Ma i lavoratori contestano la cessione decisa da Telecom Italia.

«Con Loquendo puoi dare ai tuoi clienti la capacità di interagire con i servizi, i dispositivi e le tecnologie nel modo più naturale possibile – semplicemente usando la voce. Ti mettiamo in grado di creare una esperienza unica, arricchendo i tuoi prodotti e servizi con la voce e facendo conseguire ogni anno al tuo business risparmi significativi». Tutto ciò grazie all’impegno di una azienda italiana, piemontese, che rischia però ora di veder sradicata la propria innovazione a seguito della cessione degli asset da Telecom Italia alla statunitense Nuance.

I dipendenti del gruppo non ci stanno. Con una lettera inviata a Stefano Quintarelli chiedono infatti che l’operazione possa essere riveduta poiché andrebbe a snaturare il progetto iniziale mettendo peraltro in pericolo molti posti di lavoro: «Tale vendita determinerebbe, nel breve-medio termine la distruzione di Loquendo, delle sue tecnologie, del suo know how e, infine, la scomparsa dei posti di lavoro e quindi di una realtà industriale Italiana e Piemontese ad alto contenuto di innovazione a causa della totale sovrapposizione del portafoglio prodotti, dell’enorme disparità di dimensioni delle due aziende, della politica aggressiva di Nuance nei confronti dei concorrenti».

Secondo Repubblica.it, però, la partita è già chiusa e la cessione è ormai cosa fatta. In difesa dei lavoratori è sceso Piero Fassino, sindaco di Torino, il quale, dopo un incontro con una delegazione, ha chiesto che Telecom possa assicurare che «una eventuale cessione avvenga con sicure e verificate garanzie di certezza produttiva e sviluppo tecnologico».

Parole, probabilmente, gettate al vento. Che con il senno del poi rendono ancor più significativo l’appello della forza lavoro, la quale vede affossato nella monetizzazione il merito dei propri risultati: «Crediamo di meritarci, anche in virtù del fatto di essere un’azienda sana e con un bilancio in attivo, l’opportunità di continuare a crescere e di non essere venduti precipitosamente a Nuance per ragioni di bilancio del breve termine, senza una completa ricerca di soluzioni alternative in grado di garantire un reale sviluppo della nostra azienda».

L’azienda, del resto, ha sede a Torino, in via Olivetti. Un segno del destino, forse.

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