Twitter, il web si ribella alla censura

Reporter Senza Frontiere si schiera contro la censura annunciata da Twitter. Il popolo della Rete è deluso dalla decisione del social network.
Reporter Senza Frontiere si schiera contro la censura annunciata da Twitter. Il popolo della Rete è deluso dalla decisione del social network.

Come prevedibile, la decisione da parte di Twitter di mettere in atto nuove misure di censura a livello locale ha subito provocato un grosso polverone nel web. Diversi sono i cori che si sono levati nelle ultime ore per esprimere il parere contrario di buona parte dell’utenza online, tra i quali spicca quello di Reporter Senza Frontiere, associazione che si occupa di difendere la libertà di espressione in tutto il mondo. Proprio quest’ultima sarebbe infatti in grave pericolo, come sottolineato in una lettera pubblicata online ed avente come destinatario Jack Dorsey, CEO del social network da 140 caratteri.

Nel corso degli ultimi anni Twitter ha rappresentato un’importantissima novità nel mondo dell’informazione digitale: grazie ai cinguettii gli utenti di tutto il mondo hanno potuto raccontare in prima persona alcuni dei più importanti avvenimenti accaduti a livello globale, praticamente in tempo reale. Allo stesso modo, poi, intere popolazioni hanno avuto in Twitter uno strumento di aggregazione e di comunicazione per organizzare manifestazioni e proteste nei confronti dei regimi dittatoriali vigenti nei rispettivi paesi. Aprire alla censura, secondo Reporter Senza Frontiere, significa dunque divenire potenziali alleati di coloro che inneggiano alla repressione, privando allo stesso tempo i cittadini di un potente e versatile strumento di informazione.

La libertà di espressione, del resto, rappresenta uno dei diritti fondamentali dell’uomo e non può essere minacciata da una simile decisione, la quale risulta essere inoltre caratterizzata da un profilo non del tutto nitido. I vertici di Reporter Senza Frontiere hanno evidenziato infatti come quanto reso noto da Twitter non chiarisca esattamente quali siano i termini con i quali saranno applicati provvedimenti atti a censurare contenuti in specifiche regioni, parlando esclusivamente di «richieste fondate provenienti da enti autorizzati». Una definizione, questa, soggetta a possibili interpretazioni ma soprattutto potenzialmente in grado di trasformarsi un un trampolino di lancio per abusi nei confronti dell’utenza Twitter, motivo per cui urgono quantomeno chiarimenti in tal senso volti a fornire maggiore trasparenza.

Oltre ai singoli tweet, poi, potrebbero essere censurati anche interi account, resi inaccessibili in alcune nazioni in seguito ad apposite segnalazioni. Ciò, in sostanza, si traduce nella possibilità da parte degli enti nazionali di impedire l’accesso da parte dei propri cittadini ai profili Twitter di organizzazioni aventi lo scopo di fornire loro supporto durante periodi caldi in termini di agitazione sociale. Fornire simili strumenti ai regimi di repressione significa dunque stringere la morsa sulla censura a livello locale in regioni ove già di norma la situazione non risulta essere particolarmente favorevole per la libertà d’espressione.

La richiesta di Reporter Senza Frontiere è dunque quella di fare un passo indietro, rivedendo la posizione assunta negli ultimi giorni ed eliminare tale forma di censura dal social network da 140 caratteri. Una richiesta, questa, che trova appoggio in un’ampia percentuale della popolazione del web rimasta delusa da un simile atteggiamento: nelle ultime ore sembrerebbe infatti che il volume di traffico relativo a Twitter sia sensibilmente diminuito a seguito di una sorta di sciopero dei cinguettii messo in atto dagli stessi utenti, benché non sia possibile stabilire quale sia il reale impatto di tale protesta in quanto il tutto è accaduto a ridosso del fine settimana, tipicamente meno prolifico in termini di tweet.

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