Nuovi PC con Windows 7, update bloccati

Dall'11 aprile non è più possibile installare gli aggiornamenti per Windows 7 e Windows 8.1 sui computer con processori Intel Kaby Lake e AMD Ryzen.
Dall'11 aprile non è più possibile installare gli aggiornamenti per Windows 7 e Windows 8.1 sui computer con processori Intel Kaby Lake e AMD Ryzen.

Nonostante la sua età (quasi 8 anni), Windows 7 è ancora il sistema operativo più utilizzato nel mondo. Purtroppo, a partire dallo scorso 11 aprile, gli utenti sono obbligati ad installare Windows 10 se hanno un computer con processori Intel Kaby Lake o AMD Ryzen. L’azienda di Redmond ha infatti bloccato il download degli aggiornamenti, in quanto il nuovo hardware non è supportato. Lo stesso si verifica con i PC basati su Windows 8.1.

La nuova policy era stata annunciata da Microsoft a gennaio 2016 e leggermente modificata due mesi dopo. In pratica, i processori Intel Kaby Lake e AMD Ryzen (e tutti quelli che arriveranno sul mercato in futuro) sono supportati unicamente da Windows 10. Windows 7 e Windows 8.1 riceveranno ancora gli aggiornamenti solo se il computer integra processori precedenti. Il motivo che ha portato a questa decisione è legato alla validazione degli update. Anche se, teoricamente, Windows 7 e Windows 8.1 funzionano normalmente sui nuovi PC, Microsoft non può (o non vuole) garantire la perfetta compatibilità.

È prevista tuttavia un’eccezione. Alcuni sistemi con processori Intel Skylake, distribuiti da 16 produttori, riceveranno gli aggiornamenti perché i test di compatibilità verranno eseguiti dagli stessi OEM. La scelta di bloccare il download è probabilmente corretta per Windows 7, dato che il supporto mainstream è terminato il 13 gennaio 2015. Inoltre, il vecchio sistema operativo non supporta tecnologie recenti, come USB 3.0 e NVMe.

Windows 8.1 include invece il supporto nativo per USB 3.0 e NVMe, e il periodo mainstream termina il 9 gennaio 2018. Anche se la sua diffusione è piuttosto bassa, Microsoft doveva comunque rispettare le scadenze prefissate. Sembra evidente che la “scusa” dei nuovi processori è stata utilizzata per imporre il passaggio a Windows 10.

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