Un nanobot per chirurgo

Dalla Svizzera una tecnologia che consentirà di operare l'occhio utilizzando nanobot, ovvero dei piccolissimi robot guidati tramite campi elettromagnetici.
Dalla Svizzera una tecnologia che consentirà di operare l'occhio utilizzando nanobot, ovvero dei piccolissimi robot guidati tramite campi elettromagnetici.

Lo studio portato avanti da un team dell’Institute of Robotics and Intelligent Systems di Zurigo potrebbe rivoluzionare le modalità di esecuzione di interventi chirurgici in aree del corpo piuttosto delicate, ad esempio gli occhi. I ricercatori hanno messo a punto un sistema che permette di utilizzare un nanobot, ovvero un robot dal diametro pari a 0,25 mm (quattro volte circa lo spessore di un capello) dotato di un piccolo ago retrattile.

Un automa di dimensioni tanto ridotte non può ovviamente essere equipaggiato con una batteria o con sensori e ricevitori per controllarne il movimento. Gli spostamenti all’interno del corpo sono infatti guidati tramite un sistema chiamato The OctoMag, composto da campi elettromagnetici emessi da dispositivi posizionati intorno alla parte interessata: aumentando o diminuendo l’intensità di ogni campo è possibile manovrare con precisione il robot, fino a raggiungere il punto desiderato. Ecco, in streaming di seguito, come funziona la tecnologia in un filmato realizzato durante la fase di test e sperimentazione condotta dal personale di IRIS.

Per stessa ammissione dei responsabili, il progetto non è al momento ancora pronto per essere introdotto nelle sale operatorie. Sarà prima necessario perfezionarlo per renderlo maggiormente versatile e, se possibile, ancora meno invasivo. Uno dei principali obiettivi che si pongono i ricercatori riguarda infatti l’ulteriore miniaturizzazione del nanobot (o nanorobot), che potrà poi essere iniettato direttamente all’interno del corpo umano tramite un ago del tutto simile a quello delle tradizionali siringhe. La speranza è che un giorno la chirurgia possa disporre e beneficiare di tecnologie simili per operazioni di ogni tipo, sollevando così il paziente dall’obbligo di sottoporsi a interventi invasivi e che per ovvi motivi richiedono un lungo periodo di riabilitazione.

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