Spotify copia Clubhouse e punta sui live audio

Non solo Twitter e Facebook: anche Spotify copia Clubhouse e pensa ad una funzione di live audio per la sua piattaforma di streaming.
Non solo Twitter e Facebook: anche Spotify copia Clubhouse e pensa ad una funzione di live audio per la sua piattaforma di streaming.

Dopo Twitter, Telegram, LinkedIn e Facebook anche Spotify decide di imitare Clubhouse con una nuova funzione audio dal vivo per la sua piattaforma di streaming. L’implementazione potrebbe avvenire grazie all’acquisizione di Betty Labs, la società che ha sviluppato Locker Room, un’applicazione che consente agli appassionati e agli esperti di parlare in tempo reale di sport.

Spotify avrebbe maturato questa idea e il relativo progetto perché, a prescindere dalla moda del momento, riterrebbe la nuova funzione utile per i tutti i creator che desiderano entrare in contatto diretto con il loro pubblico in tempo reale, per presentare in anteprima un disco, per una esibizione o per ospitare una sessione di domande e risposte.

Spotify in stile Clubhouse

Non sorprende molto questa strategia dietro la scelta di Spotify di introdurre una funzione in stile Clubhouse. L’azienda svedese sta cercando di tornare a dominare sempre più i podcast, dopo un periodo difficile a causa della pandemia in corso che ha fatto registrare un calo di utenti, e ciò implica assicurarsi che gli ascoltatori continuino ad ascoltarla e a essere motivati a fruire del servizio anche con nuove funzioni attuali.

La perdita netta è stata di 581 milioni di euro, rispetto ai 186 milioni di euro dell’anno precedente. L’universo legato all’ascolto della musica in streaming, poi, è cresciuto in modo esponenziale nel corso degli ultimi anni. Un’evoluzione causata sia dalla sempre più capillare diffusione dei dispositivi mobile (smartphone e tablet) che da quella delle connessioni a Internet, da postazione fissa e in mobilità, e da questo punto di vista è quindi cresciuta esponenzialmente la concorrenza nel settore.

Il servizio di streaming musicale, pur operando in un ambito relativamente giovane, ha alle spalle un’esperienza quasi quindicinale. La fondazione risale infatti al 2006, in Svezia, ad opera di Daniel Ek (ex CTO di Stardoll) e Martin Lorentzon (co-fondatore di TradeDoubler). Ad oggi il servizio è disponibile in circa 93 Paesi di tutto il mondo, Italia compresa dal febbraio 2013, con un numero di iscritti che, a fine 2020, supera i 345 milioni di utenti attivi, in aumento del 27% rispetto all’anno precedente, di cui 155 milioni erano abbonati paganti (+24%).

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