Secondo la RIAA rippare un CD è reato

L'associazione che riunisce le etichette musicali inasprisce la sua posizione sulla violazione del copyright e afferma che il solo prendere delle tracce da un CD e metterle in una cartella di condivisione è reato
L'associazione che riunisce le etichette musicali inasprisce la sua posizione sulla violazione del copyright e afferma che il solo prendere delle tracce da un CD e metterle in una cartella di condivisione è reato

Da tempo la popolarità della RIAA è in calo, tuttavia ultimamente le mosse più avvedute di alcune etichette musicali come la Universal sembravano poter dare di nuovo fiducia alla categoria. A riaffondare la stima che il pubblico ha verso la categoria, arriva una nuova presa di posizione dell’associazione che riunisce le etichette musicali, ancora più radicale del solito, per la quale trasformare un proprio CD in file mp3 è già reato.

Le parole testuali sono state: «Una volta che gli accusati hanno convertito le registrazioni nel formato compresso .mp3 e li hanno messi in una cartella di condivisione, quelle non sono più copie autorizzate» a riportarle è il blog Recording Industry vs. The People prelevandolo dagli atti della causa Atlantic vs. Howell. Anche se il medesimo blog riporta anche un altro virgolettato, di segno opposto, attribuibile alla causa MGM vs. Grokster: «Le etichette musicali, i miei clienti, è da tempo che dicono, ed è anche sul loro sito, che è perfettamente legale prendere un CD comprato uploadarlo sul computer e metterlo sull’iPod».

Dunque sembra che il margine condannabile sia il fatto di metterlo in una cartella di condivisione, e non l’effettivo condividerlo. L’idea che la RIAA sembra voler far passare è che non sia necessario per una condanna dover provare che ci sia stata effettiva condivisione ma dovrebbe bastare il fatto di aver spostato la musica dal CD ad una cartella di condivisione. Solo sfumature, probabilmente, ma sfumature molto importanti nel delicato braccio di ferro che quotidianamente le major intrattengono con l’utenza accusata di pirateria.

Sembra dunque riconfermarsi la “miopia” delle etichette musicali che non sembrano volersi arrendere al concetto che la copia personale e l’uso che se ne fa è percepito da tutto il mondo come un bene insindacabile e non questionabile, sul quale nessuno è disposto a transigere.

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