Obama, veicolo di malware

Barack Obama è divenuto inconsapevolmente veicolo di trojan. Alcuni cracker hanno infatti aperto falsi account sul social network che ha accompagnato la campagna elettorale del nuovo Presidente e tramite tali profili hanno ingannato altri ignari utenti
Barack Obama è divenuto inconsapevolmente veicolo di trojan. Alcuni cracker hanno infatti aperto falsi account sul social network che ha accompagnato la campagna elettorale del nuovo Presidente e tramite tali profili hanno ingannato altri ignari utenti

Essere l’ombelico del mondo comporta anche componenti di rischio. La scoperta di Websense conferma la cosa: la notorietà di Obama ed il gran parlare che si fa attorno alla sua figura ha creato i presupposti per un potenziamento degli interessi di malintenzionati, i quali tramite la figura di Obama hanno trovato la via per portare a compimento nuovi pericolosi attacchi.

Secondo Websense (tramite il Security Labs ThreatSeeker Network) sarebbero stati in particolare registrati parecchi account fasulli su my.barackobama.com (community online che ha appoggiato Obama durante la recente campagna elettorale) con uno scopo preciso: fruire della community e dei legami che uniscono i componenti per spingere malware facendo leva sulla fiducia. Trattasi della più classica delle tecniche adottate dai cracker sui social network, ma la peculiarità della community colpita rende il tutto ancor più grave.

Tra gli esempi segnalati da Websense figura un account sul quale è stato riportato un falso video. L’immagine statica non riproduce infatti il player YouTube (come da apparenza), ma invita all’installazione di un plugin. Il .exe, ovviamente, non è un semplice plugin quanto piuttosto un semplice trojan che viene così direttamente accettato dall’improvvido utente che accetta l’installazione nella convinzione di poter accedere ad un video di Barack Obama.

My Barack Obama

Se si unisce il tutto al blackout delle email della Casa Bianca, sembra che la tecnologia intenda ritorcersi contro quello che è stato il suo primo promotore (e che lo sarà presumibilmente anche nei 4 anni a venire). Un solo vituperio all’immagine presidenziale non è andato a buon fine: il Googlebombing legato alla parola “failure” non sembra essere riuscito nei propri intenti come invece il famigerato “miserabile fallimento” riuscì sui nomi di George Bush e Silvio Berlusconi. Barack Obama è momentaneamente al riparo e Google ricorda come i Googlebombing autentici siano molto pochi e circoscritti dagli algoritmi del motore.

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