Floyd Landis, dal doping al cracking

Prima è stato squalificato per doping, ora è sotto accusa per cracking. Floyd Landis, vincitore del Tour de France 2006, è al centro di un mandato di cattura causato dal tentativo di cracking ai danni dei sistemi informatici del laboratorio antidoping
Prima è stato squalificato per doping, ora è sotto accusa per cracking. Floyd Landis, vincitore del Tour de France 2006, è al centro di un mandato di cattura causato dal tentativo di cracking ai danni dei sistemi informatici del laboratorio antidoping

Il nome di Floyd Landis rimarrà nella storia del ciclismo, ma la sua non è certo la pagina migliore. Vincitore del Tour De France del 2006, è stato infatti in seguito squalificato a causa di un clamoroso caso di doping. Ma la sua parabola discendente non è finita ed il suo sfregio alla storica Maglia Gialla sarà pagato ulteriormente: nei suoi confronti è stato diramato un mandato di cattura dovuto non tanto al doping in sé, quanto più ad una attività di cracking successiva.

Landis si è visto sfilare la maglia, la medaglia, i premi, la gloria ed il nome incastonato ove hanno scritto la storia dello sport i vari Hinault, Indurain e Armstrong. La sua effige è durata poco nell’immaginario degli appassionati di ciclismo: come una meteora, la sua stella ha brillato per 3 settimane di corsa prima di sparire. Poi le analisi e la scoperta del testosterone. A nulla vale attribuire l’assunzione della sostanza a causa di problemi alla Tiroide: la squalifica è immediata. A questo punto parte però l’appello e la contestazione dei dati ottenuti nel laboratorio di Chatenay-Malabry. Ed è un appello basato sui file del laboratorio, su presunte irregolarità, su documenti cancellati e su altri modificati. Ma è questo l’ultimo grande errore di un atleta che non vedrà mai più Parigi con le sensazioni vissute nel 2006.

Secondo l’accusa, infatti, proprio i file utilizzati dai difensori di Landis come prova delle errate analisi di laboratorio sarebbero al contrario la prova di un avvenuto attacco informatico nei confronti del laboratorio stesso. L’utilizzo dei file da parte della difesa, insomma, comproverebbe la malafede dell’atleta e dimostrerebbe come si sia tentato di distruggere le prove con un attacco “cracker” finalizzato all’inquinamento della documentazione prodotta dal laboratorio di analisi.

Il laboratorio, un centro analisi autorizzato dal Comitato Olimpico e dall’agenzia internazionale contro il doping, avrebbe segnalato l’attacco immediatamente, per aumentare quindi la sicurezza dei propri dispositivi onde prevenire ulteriori incursioni esterne. Il cracking era però ormai avvenuto, svelato tanto dall’ammissione del laboratorio quanto dall’improvvido intervento successivo della difesa dell’atleta.

Floyd Landis non potrà forse più vedere il Tourmalet, né l’Alpe d’Huez, né il Col du Galibier: al contrario di quanto emerso nell’immediato, il mandato di arresto non è internazionale, ma l’eventuale approdo in Francia del corridore farebbe scattare gli arresti. La vicenda, iniziata per aver falsato i valori del sangue, finisce per aver falsato i valori di un file.

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