M5S leak: quanto guadagna Beppe Grillo?

Un gruppo che si firma "Hacker del PD" pubblicherà email private dei parlamentari del M5S finché Grillo non pubblicherà i propri guadagni con il blog.
Un gruppo che si firma "Hacker del PD" pubblicherà email private dei parlamentari del M5S finché Grillo non pubblicherà i propri guadagni con il blog.

Un video che annuncia il leak, l’esclusiva de L’Espresso che rilancia, quindi le prime pubblicazioni per far capire che si fa sul serio: inizia così il cosiddetto “M5S leak“, una operazione semi-anonima con cui il Movimento 5 Stelle viene accusato per la scarsa trasparenza con la quale sarebbe gestito dalla coppia Grillo/Casaleggio.

L’operazione ha connotati non del tutto coerenti, la cui natura non è pertanto facilmente interpretabile. Di fondo sembra nascere da uno scontro di odore prettamente politico, ma tirando in ballo codici, modalità e formati tipici di qualcosa che si è imparato a conoscere in occasione degli altri “leak” del passato: una storia che parte da Julian Assange ed arriva al Vaticano, ma che ora trova una deviazione tra i palazzi della politica italiana.

La minaccia è palesata nel video di presentazione ed è di fatto un ricatto: finché non saranno resi pubblici i guadagni di Grillo e Casaleggio, ogni settimana saranno pubblicate le email raccolte dalle caselle di posta di vari esponenti “grillini” eletti alla Camera o al Senato. Recita il video: «Vi abbiamo osservato per lungo tempo. Abbiamo studiato ogni vostra mossa, e siamo rimasti delusi. Un movimento che poteva portare una speranza è finito per arricchire pochi. Promuovete la trasparenza, ma non la praticate in casa. È venuto il momento della resa dei conti. Abbiamo una copia di tutte le vostre email. Se non le volete vedere tutte pubblicate, dovrete soddisfare le nostre richieste».

Quindi quella che è una vera e propria richiesta di riscatto:

Le nostre richieste di trasparenza: la pubblicazione immediata di:

  • redditi e patrimoni di “Giuseppe Grillo” e “Gianroberto Casaleggio”
  • dettaglio dei ricavi derivanti dal sito beppegrillo.it e correlati

La pubblicazione sarà a cadenza settimanale, per la durata di un semestre, coinvolgendo così circa 30 parlamentari: «ci interromperemo soltanto quando le nostre richieste saranno soddisfatte». Quindi, la firma: «Noi siamo gli hacker del Partito Democratico. We are Anonymous. We are legion. Expect Us». Il video si chiude con quello che sembra essere il possibile elenco delle caselle di posta violate: Hotmail, Yahoo, Gmail, Tiscali ed altre ancora.

La pagina del leak, ospitata su BitBucker, rinvia su Pastebin e consente l’accesso diretto alle email trafugate alla prima vittima della serie: Giulia Sarti, 26 anni e 1,2GB di materiale privato portato online (il nostro download non va però a buon fine, dunque si rinvia ogni verifica del caso). A lei vanno le “scuse” dei cracker, i quali descrivono l’azione non come una vendetta privata, ma come un male necessario per “educare” il Movimento e pretendere trasparenza:

Dalla pubblicazione delle email, di settimana in settimana, emergerà quanto i deputat* e senatori 5 stelle sono schiavi di Grillo e Casaleggio, in un rapporto non solo di sudditanza logistica e politica ma anche spesso psicologica.

Ci scusiamo sin d’ora con quegli eletti M5S per la violazione della loro privacy presente e futura, invitandoli a fare tutte le pressioni necessarie nei confronti di Grillo e Casaleggio affinchè questi soddisfino le nostre legittime richieste di trasparenza.

La stessa Sarti, però, ipotizza su Facebook che il presunto scandalo possa in realtà essere una semplice bufala, che a questo punto smonterebbe anche l’esclusiva de L’Espresso rendendo il tutto ancor più paradossale:

Lo scandalo dell’Espresso su un presunto furto di mail ai miei danni è una BUFALA. Come ogni persona può verificare, i file caricati su Internet dai presunti hacker sono vuoti, non contengono nulla!

Delle due, l’una: o è stato gabbato L’Espresso, o è stata gabbata la Sarti (ed a seguire i suoi colleghi del Movimento). L’Espresso non sembra però aver dubbi in proposito:

In queste ore molti lettori e diversi esponenti del Movimento 5 Stelle segnalano che i file diffusi dal gruppo definitosi “AnonPd” sarebbero vuoti. “L’Espresso” ha verificato l’esistenza delle mail e conferma quanto riportato nell’articolo. Probabilmente a causa dell’alto numero di download, i siti di hosting su cui sono stati depositati i file non rispondono come dovrebbero alle richieste degli utenti.

Considerazioni

Occorre anzitutto notare la stranezza della firma. Il video inizia infatti con il logo degli Anonymous e si chiude con la loro firma tipica “We are Anonymous. We are legion. Expect Us”. Tuttavia, gli autori del leak si autoaffermano come “hacker del Partito Democratico”, identificandosi così all’interno di un allineamento politico ben distante per natura da quella che è invece l’ispirazione anarchica degli Anonymous. La guerra contro il sistema viene in questo caso declinata ad una guerra di partito, sfidando il M5S a nome di una fazione politica rivale. Il che è poco “Anonymous” e molto italiano.

Interessante altresì la matrice della ritorsione: il dito è puntato contro Grillo e Casaleggio, contro i guadagni ottenuti tramite le rispettive iniziative online. Iniziative contro le quali, occorre ricordarlo, si era già scagliato in passato il Sole 24 Ore, con calcoli che hanno alzato un polverone e che in questa sede è stato però necessario mettere in discussione sia nel merito della polemica che nella sostanza dei numeri.

L’iniziativa ha molti punti poco coerenti, ma ha prepotente forza mediatica: pubblicare le email private dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle significa mettere in luce il ruolo di Grillo, le dinamiche della dialettica interna, gli eventuali retroscena delle ultime settimane di stasi istituzionale. Gli “hacker del PD” appiccano un incendio virtuale sul quale L’Espresso getta benzina con la propria esclusiva, ma tutto ciò colpisce persone private nel nome di un non ben definito interesse collettivo (il ruolo di Grillo e Casaleggio viene confuso con i loro patrimoni privati, i quali sono peraltro stati accumulati già ben prima della fondazione del M5S).

L’account Twitter del gruppo autore del leak diventerà ora punto di riferimento di giornalisti e curiosi, mentre le email private dei “grillini” saranno oggetto delle attenzioni di chi intende capire meglio cosa facciano e perché. Da tutto ciò trasuda l’odore della solita guerra intestina di un’Italia nella quale la politica non è occasione di incontro, ma strumento di battaglia. Anche a colpi di leak.


Update
Gli Anonymous hanno ufficialmente preso le distanze dagli “hacker del PD”, definendoli una crew che agisce al di fuori dei principi e dell’identità della “Legione”. Smentito, quindi, il coinvolgimento nel leak.

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