ICANN, il ruolo scomodo

Come al solito la riunione trimestrale dell'ICANN diviene il punto di sfogo delle questioni aperte intorno all'e-governement. Che senso ha un un'autorità centrale di governo della Rete con poteri monopolistici se quest'autorità dipende dall'amministrazione di un paese?
Come al solito la riunione trimestrale dell'ICANN diviene il punto di sfogo delle questioni aperte intorno all'e-governement. Che senso ha un un'autorità centrale di governo della Rete con poteri monopolistici se quest'autorità dipende dall'amministrazione di un paese?

Oggi a Stoccolma inizia la riunione trimestrale dell’ICANN. Un copione in parte scontato vorrebbe sulla scena di questo appuntamento svedese, le schermaglie per l’adozione dei nuovi nomi di dominio, decollati solo a metà. Al momento sono stati portati a termine gli adempimenti per la registrazione dei domini .biz e .info, disponibili da dopo l’estate.


Il ritornello dell’attuazione dei sette nuovi nomi di dominio, approvati lo scorso novembre dall’ICANN, rischia però di essere risucchiata da questioni altrettanto importanti che coinvolgono non solo aspetti di gestione della Rete ma di governo di Internet. L’ente americano per l’assegnazione dei nomi di dominio, è ormai abituata ad abdicare alle sue funzioni di amministrazione legate alla Rete per far fronte ai numerosi attacchi che mettono in dubbio la sua legittimazione di primo soggetto dell’e-government.




Nessuna alternativa all’ICANN


Primo fra tutti i problemi con un effetto di ricaduta sull’e-government è la cosiddetta questione dei nomi di dominio alternativi. Da tempo New .net. Inc registra nomi di dominio, tipo .xxx o .kids bocciati a novembre dall’ICANN. L’incalzare degli eventi ed il clamore suscitato dal tentativo di rompere il monopolio dell’ente americano, ha costretto l’ICANN ad abbandonare le minimizzazioni del primo momento per assumere posizioni nette sulla questione.


La difesa dell’ente americano per l’assegnazione dei nomi di dominio è strenua: laquo;Nessun’alternativa all’ICANN». Stuard Lynn, in un post lasciato sul sito dell’ente americano di cui è Presidente, ha spiegato il bisogno di un’autorità centrale come l’ICANN in base alla struttura di Internet. I sistemi alternativi all’ICANN o ad un’altra autorità di vertice, genererebbero solo confusione, sia nella ricerca dei siti che nella ricezione e trasmissione delle e-mail.


«L’approccio dell’ICANN sui nuovi nomi di dominio, potrebbe lasciare scontenti alcuni utenti, ha scritto Lynn, ma questa è la strada maestra per assicurare la stabilità».


Questa, in pratica la risposta alle aziende che registrano nomi di dominio bocciati dall’ICANN, come New.net, che di recente ha proposto agli ISP ed agli utenti di modificare i browsers per poter accedere ai siti con extensions alternative. Anche di fronte ad iniziative provocatorie così estreme, l’ente americano di assegnazione dei domini non è scesa dal suo piedistallo: per l’ICANN i tanto reclamati .tech e .video, possono pure attendere, almeno fino a quando non si deciderà lei stessa a prenderli in considerazione.




L’inevitabile balzello


L’altra patata bollente che fa traballare il trono dell’ICANN è la proposta di aumentare il budget a sua disposizione del 20%. Quasi scontata la resistenza delle compagnie straniere. Perché pagare una gabella ad un’organizzazione completamente succube del Dipartimento del commercio americano e che non può adeguatamente dare voce ad interessi non localizzati negli Stati Uniti? La dipendenza dell’ICANN dall’amministrazione statunitense è una piaga destinata ad aprirsi ogni qualvolta si parla di riassetto dell’ICANN. Qualche venticello di secessione si agita sempre quando riemerge l’argomento degli odiosi balzelli, come in questo caso. Le compagnie straniere non mancano di ricordare all’ICANN che non sono adeguatamente rappresentate e per questo non ha senso pagare. In prima linea in questa battaglia gli enti che gestiscono i domini nazionali .uk .nz.




Le antiche polemiche


Last but not least: l’adozione dei nuovi nomi di dominio con tutto lo strascico delle questioni ad esso relative. Il ritardo; l’assegnazione arbitraria alle società; la gestione giudicata troppo disinvolta di tutta l’amministrazione delle nuove extensions. Tutte questioni queste per cui l’ICANN è chiamata a rispondere davanti ad un’apposita Commissione parlamentare che da due anni a questa parte ha messo sotto osservazione l’ente di assegnazione dei nomi di dominio.


Porterà questi nodi al pettine l’assegnazione del dominio .name, che è in attesa della definizione ultima proprio nel corso di questa riunione. Tale suffisso, legato ai nomi di persona, è destinato a diventare uno degli strumenti di identificazione elettronici di cruciale importanza nel prossimo futuro. Il nome di una persona potrà costituire, nello stesso tempo, il suo indirizzo elettronico, quello del suo sito Web e tramite questo potrà essere rintracciato anche telefonicamente. Solo un’azienda inglese si troverà a gestire tutto questo lucroso commercio legato all’assegnazione degli indirizzi .name.


Succoso il regalino che l’ICANN ha fatto a Global Name Registry, assegnataria dell’extensions .name ed unica società non americana ad partecipare alla gestione dei nomi di dominio. Si comprende come mai sia nata intorno a questa extensions una bagarre con le proteste degli altri gestori ed operatori sugli arbitrari criteri di scelta dell’ICANN già messi pesantemente in discussione con la proroga della gestione dei domini .com a Verisign.


Rispetto a tutto questo i ritardi dell’adozione dei nomi di dominio che rappresenta la questione pratica più pressante, rischia di essere la freccia meno amara in procinto di colpire l’ICANN.

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