25 anni di .com

25 anni fa nascevano i domini .com. Quello che allora era un grande e non strutturato sogno è oggi una immensa rivoluzione ancora pienamente in atto. Oggi la rete non si identifica più con i suoi domini prediletti, ma quel sogno è ancora vivo
25 anni fa nascevano i domini .com. Quello che allora era un grande e non strutturato sogno è oggi una immensa rivoluzione ancora pienamente in atto. Oggi la rete non si identifica più con i suoi domini prediletti, ma quel sogno è ancora vivo

Anno 1985, 25 anni fa. Chissà, forse erano quelli giorni destinati a lasciare un segno. Il 7 Marzo il mondo ascoltava per la prima volta “We are the world”, l’11 Marzo iniziava la scalata di Michail Gorbaciov e il 15 Marzo veniva registrato il primo dominio .com della storia. Tre piccoli segni, tanto forti, in così poco tempo. A distanza di 25 anni Michael Jackson non c’è più, Gorbaciov è sparito dalla scena politica, ma i domini .com sono ancora e sempre i Top Level Domain più usati e più noti al mondo.

Quel 15 Marzo di 25 anni fa iniziò una saga che probabilmente ai tempi nessuno immaginava. E se nessuno la immaginava era anche perchè lo stesso World Wide Web non aveva ancora preso forma: l’idea stessa della Rete era qualcosa di larvale ed etereo che solo anni dopo avrebbe iniziato a prendere forma a titolo teorico grazie al lavoro di Tim Berners-Lee. Quello che venne registrato era pertanto una sorta di investimento immaginifico proiettato al futuro, un futuro che comunque già a distanza di appena un decennio avrebbe preso le sembianze della grande ed inarrestabile rivoluzione.

Quel 15 Marzo venne registrato il dominio “symbolics.com” (oggi divenuto un semplice blog senza lode e senza infamia) e la gestione del tld era nelle mani del Dipartimento per la Difesa degli Stati Uniti. A distanza di pochi giorni già prendeva forma la seconda registrazione: BBN.com è datato 24 Aprile. Il 24 Maggio arrivava think.com, l’11 Luglio MCC.com ed il 30 Settembre DEC.com. La prima grande firma è quella della Xerox, accodatasi ai .com il 9 Gennaio 1986; HP.com è del 3 Marzo successivo, fino ai vari IBM.com, Sun.com, Intel.com e molti altri nel giro di pochissime settimane. Il valore era pertanto ben chiaro a tutti e sul carro delle “dotcom” salirono subito in tanti (anche Apple, Philips, Cisco e Siemens fanno parte del novero dei 100 domini .com più antichi).

Venne poi l’11 Settembre 2001. Ed è questo il giorno in cui viene simbolicamente identificato il climax di una crisi che nella storia rimarrà segnata proprio come la caduta delle “dotcom” (iniziata comunque ben prima dello schianto delle Torri Gemelle). In quegli anni la rete globale si identificava nei .com, ed è dei .com che il mondo vedeva la caduta pesante al Nasdaq in un’esplosione che evidenziò al mondo quanto la bolla avesse segnato l’ascesa verticale ed immotivata di alcuni valori azionari strettamente legati alla rete. Ma se l’ascesa ha rallentato, il passo indietro è servito comunque per farne molti altri in avanti. Ed è così che nulla si è realmente fermato e tutto si è semplicemente trasformato in qualcosa di più maturo, più forte ed ancora una volta parimenti rivoluzionario.

Oggi il nome a dominio è sotto la responsabilità di VeriSign e le registrazioni sfiorerebbero ormai le 90 milioni di unità. Oggi la rete è una cosa completamente differente: quello che era un dominio unico che per molti versi si identificava pertanto nell’estensione stessa della Rete, oggi è infatti soltanto una delle tante soluzioni disponibili, peraltro quella più intasata e meno semplice da associare ad un marchio o un nome. In 25 anni il valore simbolico del dominio è stato spalmato su più risorse e la rete vive una crescita ancora tanto forte da offuscare qualsivoglia previsione per il futuro dello strumento e dei suoi domini prediletti.

25 anni fa, in quei giorni, prendeva forma con totale spontaneità un’idea, un istinto, una pulsione: un sogno. A distanza di 25 anni ci sarebbe forse ancora bisogno di una figura come Gorbaciov, qualcuno che sappia mostrare al mondo che le cose possono cambiare; a distanza di 25 anni ancora ascoltiamo “We are the world” pensando che l’utopia sia ancora possibile, a portata di mano; a distanza di 25 anni abbiamo ancora i .com, e la rete è soltanto la nuova incarnazione di quel sogno, eterno, di allora.

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