Un secondo manda in crisi il Web

L'aggiunta del secondo intercalare agli orologi della Terra ha mandato in crisi diverse applicazioni Web, con malfunzionamenti in tutto il globo.
L'aggiunta del secondo intercalare agli orologi della Terra ha mandato in crisi diverse applicazioni Web, con malfunzionamenti in tutto il globo.

A volte è questione di secondi. Anche uno solo: è il caso registrato nelle scorse ore in diversi angoli del Web, con compagnie di grosso calibro alle prese con alcuni problemi legati al cosiddetto “secondo intercalare” (“leap second”). Un secondo aggiunto dagli studiosi all’orologio della Terra, alla mezzanotte di sabato 30 giugno (ora di Greenwich), per sincronizzare il conteggio del tempo con il rallentamento che caratterizza periodicamente il modo del pianeta: un evento, questo, che svariati programmatori non hanno tenuto in considerazione nelle proprie scelte progettuali, con conseguenti malfunzionamenti in svariate applicazioni.

Da Gawker a Mozilla, da Reddit a FourSquare, da LinkedIn a Yelp, passando per StumpleUpon e diversi altri nomi di primo piano nella scena del Web odierno hanno quindi dovuto risolvere problematiche connesse ad applicazioni e componenti software differenti, ma tutte in qualche modo riconducibili alla medesima fonte: il Network Time Protocol, standard utilizzato a livello mondiale in innumerevoli contesti, non è risultato infatti in grado di gestire il secondo aggiuntivo voluto dagli esperti del settore, causando malfunzionamenti a macchia di leopardo.

Ad inizio giugno Marco Marongiu (Senior System Administrator presso Opera
Software ASA) ha pubblicato online una soluzione temporanea utile per arginare il problema, sottolineando tuttavia come dal 1970 ad oggi siano stati oltre 25 i leap second aggiunti agli orologi di tutto il mondo, motivo per cui la questione in teoria non avrebbe dovuto aver modo d’esistere. I fatti danno pertanto ragione a Marongiu, in quanto troppi gruppi hanno affrontato il problema ancora una volta in modo grossolano mentre in parallelo alcune compagnie (tra le quali Google) hanno preferito prevenire l’incombere della problematica risolvendo meritevolmente a priori il tutto mediante appositi accorgimenti.

L’azienda di Mountain View ha infatti reso noto di aver implementato nei propri sistemi un algoritmo tale da aggiungere pochi millisecondi alla volta a partire da diverse settimane prima dell’ingresso del secondo intercalare: una volta introdotto, dunque, i server della società risultano essere già in linea con il “nuovo orario”, a differenza di quanto registrato invece da altri gruppi.

Si ringrazia Marco Marongiu per alcune fondamentali precisazioni apportate all’articolo.

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