Il governo cinese dice addio ai prodotti Apple

La Cina avrebbe deciso di non acquistare più i prodotti Apple tra cui iPhone e MacBook, impedendo ai dipendenti di usarli per motivi di sicurezza.
La Cina avrebbe deciso di non acquistare più i prodotti Apple tra cui iPhone e MacBook, impedendo ai dipendenti di usarli per motivi di sicurezza.

Il governo della Cina ha deciso di escludere gli hardware Apple – tra cui gli iPad e i laptop MacBook – dalla lista dei dispositivi che possono essere acquistati col denaro pubblico a causa di problemi di sicurezza. Lo riporta Bloomberg, citando funzionani anonimi del governo cinese che hanno familiarità con la vicenda.

Nello specifico, sono dieci i prodotti Apple omessi da una lista redatta dal National Development and Reform Commission and Ministry of Finance, tra cui iPad, iPad Mini, MacBook Air e MacBook Pro. I dispositivi erano inclusi nel report di giugno, secondo il rapporto, e il divieto si applicherebbe a tutte le agenzie centrali e locali in Cina. Ne Apple né i funzionari dell’NDRC e ministero delle finanze locali si sono resi disponibili per un commento.

Il rapporto arriva dopo che il governo cinese ha pubblicato la scorsa settimana una lista dei software consentiti tra i propri dipendenti, che esclude i fornitori di antivirus stranieri come Kaspersky Lab e Symantec Corp, che in precedenza avevano già venduto le proprie soluzioni alle agenzie cinesi. La Cina, preoccupata per la sicurezza del proprio Paese, ha sempre cercato di limitare l’uso delle tecnologie statunitensi a partire dallo scorso anno, ovvero dopo le rivelazioni di Edward Showden circa lo spionaggio del governo statunitense.

In particolare, nel mese di giugno una emittente nazionale cinese aveva puntato il dito contro iOS, il software mobile Apple implementato di default su tutti gli iPhone e gli iPad, poiché a suo parere potrebbe potenzialmente portare alla divulgazione di segreti di Stato. In risposta alla vicenda, la compagnia di Cupertino aveva detto che non ha mai permesso e mai permetterà ai governi di tutto il mondo l’accesso ai propri server, eppure la Cina sembra continuare per la propria strada.

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