La Rete e il terremoto

Il dramma dell'Abruzzo è sotto gli occhi di tutti. La Rete ha un proprio ruolo di primo piano: negli aggiornamenti immediati dopo il sisma, nel testimoniare le previsioni di chi dice di aver previsto tutto, nel diffondere notizie per i soccorsi
Il dramma dell'Abruzzo è sotto gli occhi di tutti. La Rete ha un proprio ruolo di primo piano: negli aggiornamenti immediati dopo il sisma, nel testimoniare le previsioni di chi dice di aver previsto tutto, nel diffondere notizie per i soccorsi

Ha ragione Zambardino: «Mai come in questo momento la differenza tra ufficialità e non-ufficialità si distingue chiara». Attorno al tragico terremoto che ha colpito l’Abruzzo, infatti, son bastate poche ore per scatenare la ridda dei “l’avevamo detto prima”. Questa volta, però, il tutto ha una connotazione particolare che parte dalla Rete e sulla Rete si sviluppa. Lo scontro sembra essere infatti verticale: le imposizioni dall’alto contro le avvertenze dal basso, l’ufficialità sanzionatrice contro la non-ufficialità che rivendica. E tutto ruota più o meno simbolicamente attorno ad un nome: Giampaolo Giuliani.

Sgombrando il campo da ogni equivoco: non si intende in alcun modo analizzare nel merito la teoria di Giuliani, né fare un processo alle intenzioni basato su quello che in queste ore si va dicendo. L’intento, semmai, è quello di cogliere una battaglia parallela, un senso generale nel quale anche la Rete viene giocoforza coinvolta: il valore delle fonti, il peso dell’ufficialità, l’importanza della verità condivisa e la discriminante tra l’allarmismo e l’allarme. Tutto questo mentre l’Abruzzo vive la propria tragedia e mentre, anche in questo caso grazie alla Rete, l’Italia sta muovendosi per portare la propria solidarietà alle popolazioni colpite.

Due video sono determinanti per capire ciò che sta succedendo attorno al nome di Giuliani. Il primo, datato 1 Aprile, è nelle sue esplicite parole, nella sua descrizione del fenomeno e nelle sue teorie secondo le quali i terremoti possono oggi essere previsti anche grazie a nuove tecnologie che introducono nuovi sistemi di rilievo e nuovi sistemi di interpretazione dei dati conseguenti:

Il secondo video è quello che, col senno del poi, risulta quasi drammatico e sicuramente simbolico: la classe politica che, nella pomposità delle aule ufficiali, respinge il “procurato allarme” e si affida alle conclusioni deterministiche della comunità scientifica per tranquillizzare la popolazione, quella stessa popolazione che nel giro di pochi giorni si sarebbe trovata in ginocchio.

Di qui si parte per tentare di fare in modo che nulla, ma proprio nulla, debba essere successo invano.

La Rete, nel dar fiato alle nuove teorie, pecca però spesso di populismo e superficialità. C’è chi si butterebbe a capofitto ad investire su Giuliani, chi lo propone come alternativa a Bertolaso, chi ne consacra l’eroico preavviso cercando dimostrazioni fattive in ricerche universitarie orientali. La Rete, al tempo stesso, è anche un termometro eccezionale: la stampa ufficiale ha scoperto infatti come la “dimensione social” possa essere usata strumentalmente per carpire informazioni direttamente dal territorio, ed è così che Twitter & C. entrano di diritto tra le fonti da consultare prima di muovere le redazioni.

L’ambivalenza della Rete trova in questi eventi il proprio contrasto più vivo: la fonte più diretta è anche quella meno verificabile, ma la sua immediatezza determina vantaggi e scompensi senza soluzione di continuità. Ed è così che, a dramma consumato, tra una scossa di assestamento ed un’altra, anche il premier Silvio Berlusconi deve intervenire sulla vicenda mettendo a tacere voci che, in questo momento, possono soltanto divenire espressione strumentale e causa di disturbo per quelle che sono le operazioni di soccorso: «Non ci sono basi scientifiche per prevenire i terremoti». Sentenza chiara e netta su quella che sia la posizione della politica sull’argomento, il tutto con l’immediato supporto del CNR.

Giampaolo Giuliani, nel frattempo, vieneintervistato anche da Repubblica.it: «Ci sono persone che devono chiedermi scusa e che avranno sulla coscienza il peso di quello che è accaduto […] Questa notte non sapevo più a chi rivolgermi, vedevo la situazione che stava precipitando e io non potevo fare nulla perché ho ricevuto un avviso di garanzia per aver detto che ci sarebbe stato un terremoto […] Di me sono state dette delle cose tremende. Mi hanno dato dell’imbecille, perché i terremoti non si possono prevedere. Ma era una situazione creata ad arte. Io adesso non ce la faccio nemmeno a parlare, la situazione è troppo grave. Ma adesso c’è gente che mi deve chiedere scusa». Ed il riferimento è esplicito: al sindaco di Sulmona ed a Guido Bertolaso. Ufficialità contro non-ufficialità. Teorie contro, quasi una guerra tra sordi: tra chi si appiglia all’ufficialità scientifica e chi chiede di ammodernare le verità del presente basate su modelli del passato.

La storia è disseminata di situazioni similari. Così come Einstein ha impiegato quasi due decenni per imporre la propria Teoria della Relatività, allo stesso modo una nuova teoria in grado di prevedere l’insorgere di eventi calamitosi andrà tenuta giocoforza sotto osservazione nel tempo. La scienza, però, basa le proprie conclusioni sui numeri ed in questo caso i tempi non erano sufficientemente ampi per una valutazione tanto complessa quanto urgente. Ora, quando le ferite si saranno ricomposte, le parti potranno parlarsi per capire come e se far colimare opposte teorie, senza pretendere di far coesistere i tempi della scienza con l’immediatezza della Rete.

La Rete è stracolma di teorie, complottismi, fumose previsioni ed astratte dietrologie. Quando i cataclismi e la tempistica colimano nel rendere immanenti certi casi, però, la Rete rimane invischiata più di ogni altro strumento, portandosi appresso tutta la propria utenza e tutta la propria capacità di dar vita alle storie e di renderne noti i personaggi.

La Rete è l’espressione di più diretta di qualsiasi fenomeno. Rapida e potente, brucia le storie in poche ore e ne lascia testimonianza per sempre. Il caso del terremoto dell’Abruzzo è destinato a vivere in Rete uno sviluppo feroce: dalla documentazione pregressa agli sfoghi di queste ore, fino alla coda polemica che giocoforza si svilupperà quando gli effetti della catastrofe saranno sopiti. Condivisione e coinvolgimento troveranno maggior ordine più avanti strutturando il rumore che ad ora crea solo informazioni ridondanti che si stratificano sommandosi l’una all’altra.

Ed in questa urgenza la Rete mette a disposizione anche tutta una serie di altri strumenti per capire ed organizzare. Tra gli altri vanno segnalati i siti della Regione Abruzzo e della Protezione Civile (con tanto di istruzioni dirette alla popolazione). Del tutto evidente, in questi casi, quanto la Rete potrebbe fare per organizzare interventi e reazioni quando la catastrofe cancella la ragione lasciando nel caos la situazione (il condizionale è d’obbligo alla luce della scarsa preparazione in proposito ed al tempo stesso della scarsa penetrazione dello strumento tra la popolazione).

Per la popolazione non coinvolta, ma solidale, le occasioni per muoversi sono già molte. Tra tutte v’è la necessità di sangue, dunque una donazione immediata può essere il sistema più intelligente ed utile per aiutare la causa. Ogni intervento sul campo va coordinato dalla Protezione Civile, ma anche l’Agesci notifica la propria autorizzazione all’intervento. Chi non può prendere parte ai soccorsi, ma intende comunque supportarne le attività, può invece fare riferimento al sito della Caritas ove è già stato comunicato il conto corrente presso cui versare il proprio contributo.

Twitter continua a rendere evidente la portata dell’allarme: chi chiede aiuto e chi fornisce informazioni, chi segnala situazioni pericolose e chi rilancia gli appelli. Chi ha iniziato in piena notte, notando come gli strumenti social fossero gli unici mezzi in grado di informare immediatamente su quanto stesse succedendo: “Italy” e “L’Aquila” sono tra i termini più cercati sul servizio e nel frattempo Earthquake.it aggiorna momento per momento le scosse di assestamento dando una idea precisa delle zone, delle caratteristiche fisiche e della violenza dell’evento.

Dopo ogni calamità c’è sempre stato chi sostiene a posteriori di aver predetto la cosa in anticipo. Il caso specifico però è differente. Perché le parole di Giuliani sono documentate, perché v’è forte prossimità tra le previsioni e la catastrofe, perché il tutto aveva già avuto ripercussioni forti fino a portare ad una denuncia per “procurato allarme” al tecnico. Ora che tutto è compiuto, Facebook diventa il canale nel quale Giuliani viene considerato un eroe o quantomeno una realtà da studiare a fondo.

Recita l’avviso sul gruppo “Sosteniamo Giampaolo Giuliani ed il BREVETTO x la previsione di TERREMOTI!”: «Non ripetiamo gli errori fatti con Antonio Meucci, Guglielmo Marconi e tutti gli altri inventori e scienziati italiani costretti a fuggire dalla nostra terra per regalare gloria ad altri! È nostro dovere approfondire, indagare, sperimentare, studiare… e soprattutto confrontarsi! Io, come fisico, pur non avendo una conoscenza specifica nel settore, ritengo plausibile quanto sostenuto da Giuliani. Spero di poter avere accesso a maggiori informazioni a riguardo al fine di valutare con una maggiore cognizione. Credo che una società sviluppata debba avere il coraggio di dare fiducia e supporto a chi nel mondo della scienza ha idee o ispirazioni di portata colossale».

Ma non è questo il solo gruppo a sostegno delle tesi di Giuliani. Sono queste, infatti, tesi che hanno a dimostrazione la peggiore delle eventualità: un terremoto vero e potente, un dramma sociale che sta occupando tutte le cronache di questi giorni. E così, sulla scia dell’orrore, le previsioni ed i loro strumenti sembrano essere un monito continuo. Chi ricorda il caso Di Bella, però, sentirà lo stesso odore nell’aria: l’entusiasmo misto a sensazionalismo, la scienza “dal basso” che discute con la scienza “dall’alto”, numeri che si scontrano e teorie che si gonfiano e si sgonfiano sempre e comunque con un microfono davanti alla bocca. Impossibile confrontare nel merito i due casi, ma l’apparenza è giocoforza la stessa. Il confronto diretto, nella forma e nella sostanza, può invece essere approntato con il caso di Tina Merlin, colei la quale preannunciò i pericoli a cui stava incorrendo il Monte Toc: le sue parole la portarono in tribunale, ma le sue previsioni sono oggi ascritte nel drammatico capitolo della storia italiana intitolato “Vajont”.

La Rete sta occupando in questa battaglia un ruolo di primo piano: è diventata contemporaneamente il canale ufficiale della controinformazione e la fonte prima dell’informazione ufficiale, dando fiato ai teoremi dal basso che ancora non hanno incontrato i favori della comunità scientifica ed al contempo supportando i reporter nella loro raccolta dei dati sul territorio. La posizione di Giuliani, infatti, è espressamente alternativa: la proposta è quella di un sistema nuovo e parallelo di rilevamento dei dati, un sistema autenticamente predittivo in grado di superare le posizioni attuali dei ricercatori (secondo i quali è impossibile ad oggi prevedere un evento sismico con sufficiente precisione in quanto a luoghi e tempi).

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