Facebook in declino, non solo in borsa

Facebook ha iniziato il suo percorso di decrescita, dopo quasi un lustro in cui la creatura di Mark Zuckerberg ha dominato il panorama Web 2.0.
Facebook ha iniziato il suo percorso di decrescita, dopo quasi un lustro in cui la creatura di Mark Zuckerberg ha dominato il panorama Web 2.0.

Facebook ha segnato un’epoca, marcando in modo indelebile la nascita e il boom del cosiddetto Web 2.0. Un impero costruito sull’esigenza di condividere, interagire, capace di un biennio o poco più ha portato il progetto a trasformarsi dalla visionaria idea di uno studente alla realtà più redditizia della Rete. Un social network capace di raccogliere l’eredità di progetti meno fortunati (MySpace su tutti), ma che come ogni cosa inizia a mostrare i primi evidenti segni del tempo.

La creatura di Mark Zuckerberg continua a rappresentare la realtà più popolata e attiva del panorama Internet, con oltre 950 milioni di iscritti (statistiche aggiornate a giugno 2012), ma il flop in borsa e un numero sempre maggiore di utenti che lasciano il proprio profilo non aggiornato sembra suggerire che l’apice della popolarità è già stato raggiunto. E superato.

Una situazione dalla quale potrebbe trarre linfa vitale Google+, piattaforma lanciata lo scorso anno dal colosso di Mountain View e capace fin da subito di mostrare i muscoli, ma chiamata a colmare un gap abissale nei confronti del concorrente. Secondo l’analista tedesco Eike Wenzel, al 70% degli iscritti a Facebook non preoccupa un’eventuale cancellazione dei propri dati dal social network.

Tutto questo non deve comunque preoccupare chi ancora non può fare a meno di passare del tempo sulla piattaforma. Facebook è stato lanciato ufficialmente nel 2004, raggiungendo la popolarità solamente nel biennio 2006-2007, ormai distante più di un lustro. Un rallentamento nei ritmi di crescita è più che naturale, così come l’abbandono da parte di una percentuale d’utenza per la quale si è esaurito l’effetto “novità”. Il team guidato da Zuckerberg dovrà però guardarsi le spalle dall’avvento di concorrenti che, c’è da starne certi, non mancheranno.

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