iWatch: serve davvero?

Primi dubbi su iWatch: la stampa si chiede se sia davvero un device atteso dall'utenza, qualcosa di utile di cui dotarsi, o un orpello del tutto "useless".
Primi dubbi su iWatch: la stampa si chiede se sia davvero un device atteso dall'utenza, qualcosa di utile di cui dotarsi, o un orpello del tutto "useless".

Si continua a parlare di iWatch, il dispositivo da polso che Apple potrebbe lanciare nel corso del 2013. Tra le rincorse di Samsung, pronta a sua volta a lanciare uno smartwatch, e la curiosità dei mercati, nessuno si è però chiesto se si tratti di un dispositivo davvero in grado di catalizzare la risposta dei clienti. E se iWatch, per quanto innovativo, venisse snobbato dal pubblico?

Si tratta di una domanda a cui Fortune ha cercato di dare risposta: il progetto di un iWatch è certamente invogliante, ma difficilmente potrà ottenere un gran consenso fra i consumatori. Non solo per le caratteristiche intrinseche di un orologio – oggi è un gioiello e come tale viene utilizzato – ma anche per alcune esperienze pregresse che ne indicano uno scarso appeal.

Si è già detto in passato come, almeno a livello estetico, iWatch rischia di essere perdente di partenza. I clienti utilizzano l’orologio come se fosse un semplice braccialetto, un gioiello da sfoggiare, e lo cambiano più volte durante la giornata a secondo dei propri outfit. Un iWatch, ovviamente, non risponderà a questa esigenza perché probabilmente disponibile in design unico, poco abbinabile ad abiti o stati d’animo.

Superando questa prima critica “effimera” – l’ostacolo del look può essere superato con un po’ di sacrificio – ci si dimentica come gli smartwatch siano sostanzialmente dei device inutili se non associati a un preesistente smartphone. Fortune porta l’esempio del Microsoft SPOT, uno smartwatch targato 2002 dallo scarso successo commerciale. Il device era in grado di visualizzare informazioni meteo e di riprodurre file musicali grazie a funzioni di FM broadcast, ovviamente a pagamento. Superato poi dagli smartphone e dalle tecnologie WiFi, lo strumento non è mai stato preso in debita considerazione perché assolutamente “useless” – come dicono gli inglesi – se privo di ricezione di segnale. E sarà così anche per iWatch e affini: a meno che non siano in prossimità di uno smartphone o un device iOS, saranno semplicemente “useless”, inutili.

È infatti molto difficile, se non del tutto improbabile, che Apple inserisca dei moduli WiFi o GSM all’interno del device, anche per semplici questioni di spazio. L’orologio, allora, non può che collegarsi con altri strumenti via Bluetooth e fungere da mero schermo di notifica. In altre parole, l’utente viene avvisato da iWatch dell’arrivo di un SMS, ma non risponde a questo SMS tramite il dispositivo da polso. Ricevuta la notifica, estrae il suo smartphone dalla tasca e assolve alle funzioni richieste. Cosa fa, quindi, uno smartwatch che già suonerie e vibrazione non fanno? Questo almeno stando alle proposte fino a ora disponibili sul mercato, a meno che Apple non stupisca il pubblico con delle feature del tutto innovative. E forse così sarà, considerato come vengano stimati 5 miliardi di dollari dal giro d’affari di iWatch.

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