Webtax, inutili tentativi dell'ultima ora (update)

Il milleproroghe la fa slittare, Destinazione Italia è via impervia. I tentativi in extremis di abrogare la webtax sono stati inutili, forse è meglio così.
Il milleproroghe la fa slittare, Destinazione Italia è via impervia. I tentativi in extremis di abrogare la webtax sono stati inutili, forse è meglio così.

Proroghe, emendamenti abrogativi, ordini del giorno: non sono mancati i tentativi last minute di cancellare o quantomeno limitare la webtax, ma la realtà è che fino a pronunciamenti diversi il complesso di norme passate nella legge di stabilità è legge. La webtax, quindi, è considerare vigente, anche se in attesa di eurocompatibilità. Il milleproroghe, infatti, l’ha fatta slittare di sei mesi.

Il decreto milleproroghe presentato dalla Presidenza del Consiglio si è dedicato principalmente alla riallocazione di risorse, in particolare ai fondi strutturali 2007-2013 e trovando complessivamente 6,2 miliardi per lavoro e opere pubbliche con una riprogrammazione dei fondi stanziati nella finanziaria. Un decreto che avrebbe potuto essere adatto per l’abrogazione della webtax, essendo dedicato alla estensione di determinati articoli.

L’ordine del giorno del PD

Era emersa dal fronte del no alla webtax l’idea di riprendere l’ordine del giorno dei deputati PD Lorenza Bonaccorsi, Paolo Coppola, Marco Causi e Giampaolo Galli e importarlo nel milleproroghe. Quell’odg aveva in qualche modo subordinato le norme a Bruxelles e persino immaginato una sospensione. Qualcosa di quell’intento ha fatto breccia, e ha prevalso la melina: slittamento di sei mesi. La webtax sarà vigente dal 1° luglio 2014, data che corrisponde non a caso alla conduzione italiana del semestre europeo e che, secondo i detrattori, serve anche ad evitare per il momento sicura infrazione.

Una semplice riga nel comunicato stampa del CdM 43 del 27 dicembre fa slittare la webtax al 1° luglio 2014. In questi sei mesi cosa sarà delle norme sulle web company?

Una semplice riga nel comunicato stampa del CdM 43 del 27 dicembre fa slittare la webtax al 1° luglio 2014. In questi sei mesi cosa sarà delle norme sulle web company?

Boccia sempre più convinto

Intanto, Francesco Boccia, primo sostenitore della serie dei commi che hanno cambiato l’atteggiamento nazionale verso il profit shifting delle multinazionali, si diceva sempre più convinto della bontà della webtax, nonostante la presa di posizione del segretario del suo partito, Matteo Renzi.

Il testo approvato

L’intero corpus approvato nella legge di stabilità interviene nel settore del search advertising e immagina di fondare un fisco diverso per questo settore modificando il concetto di stabile organizzazione:

Art. 17-bis. (Acquisto di pubblicità on line) — 1. I soggetti passivi che intendano acquistare servizi di pubblicità e link sponsorizzati on line, anche attraverso centri media e operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA rilasciata dall’amministrazione finanziaria italiana.

2. Gli spazi pubblicitari on line e i link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (servizi di search advertising), visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito internet o la fruizione di un servizio on line attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili, devono essere acquistati esclusivamente attraverso soggetti, quali editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca o altro operatore pubblicitario, titolari di partita IVA rilasciata dall’amministrazione finanziaria italiana. La presente disposizione si applica anche nel caso in cui l’operazione di compravendita sia stata effettuata mediante centri media, operatori terzi e soggetti inserzionisti.

177. Ferma restando l’applicazione delle disposizioni in materia di stabile organizzazione d’impresa, di cui all’articolo 162 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ai fini della determinazione del reddito d’impresa relativo alle operazioni di cui all’articolo 110, comma 7, del medesimo testo unico, le società che operano nel settore della raccolta di pubblicità on-line e dei servizi ad essa ausiliari sono tenute a utilizzare indicatori di profitto diversi da quelli applicabili ai costi sostenuti per lo svolgimento della propria attività, fatto salvo il ricorso alla procedura di ruling di standard internazionale di cui all’articolo 8 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

178. L’acquisto di servizi di pubblicità on-line e di servizi ad essa ausiliari deve essere effettuato esclusivamente mediante bonifico bancario o postale dal quale devono risultare anche i dati identificativi del beneficiario, ovvero con altri strumenti di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni e a veicolare la partita IVA del beneficiario. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, sentite le associazioni di categoria degli operatori finanziari, sono stabilite le modalità di trasmissione all’Agenzia delle entrate, in via telematica, delle informazioni necessarie per l’effettuazione dei controlli.

Destinazione Italia

Era stato individuato un altro escamotage per cancellare la webtax: abrogarla tramite emendamento a Destinazione Italia, il programma di rilancio e attrattiva economica del paese che in parte è stato già approvato con apposito decreto legge. L’idea promossa dal deputato Antonio Palmieri è quella di inserire un emendamento abrogativo, ad esempio nell’articolo 5 dedicato alle facilitazioni di ingresso per le startup straniere.

Tuttavia Destinazione Italia è un collegato, cioè un testo legato alla finanziaria e non è calendarizzato in aula: il 28 dicembre il Senato è convocato in seduta soltanto per accogliere formalmente il ritiro del decreto “salva Roma”. Inoltre, storicamente questi decreti – che in effetti vanno convertiti in legge dal Parlamento – restano a lungo nel cassetto o girano in versioni non definitive fino a pubblicazione in Gazzetta. È accaduto anche col decreto stabilità rispetto alla legge approvata in seguito.

Il caso più recente di revisione tra decreto e legge riguarda ancora una volta la Rete: quella citazione che aveva fatto pensare a un giro di vite su Google News ad esempio è sparita dal decreto di avvio di Destinazione Italia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 dicembre. Attenzione, però: gli interventi urgenti del decreto sono una cosa, mentre il disegno di legge è un altro e la norma che amplia il diritto d’autore a motori e aggregatori è ancora presente, nell’articolo dedicato al comparto editoriale, e approvabile.

La webtax dovrà affrontare molte prove

Non mancheranno le prove per la webtax, che nei prossimi sei mesi incontrerà problemi esterni ed interni: la sfiducia di molta opinione pubblica, la concreta difficoltà ad operare secondo i suoi termini, che sono difficili da immaginare dato che l’advertising «visualizzabile in Italia» è un concetto scivoloso che paradossalmente sarebbe possibile ottenere soltanto in presenza di un firewall nazionale, e poi anche la mancanza di un apparato sanzionatorio, per cui sulla carta la webtax obbliga senza deterrente. E poi ci sarà l’esame di Bruxelles e il semestre europeo come occasione per discuterne. Un ottimo esempio di minaccia-opportunità.
Restano in campo tutte le altre ipotesi: da qui a luglio gli avversari della webtax cercheranno di cancellarla, mentre altri penseranno piuttosto ad armonizzarla con le norme europee nell’ottica della notifica a Bruxelles e a seconda della sua risposta.

(Articolo aggiornato sabato 28 dicembre, ore 8:00)

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