Crisi semiconduttori, è ancora caos: Foxconn blocca la produzione a Shenzhen

Foxconn, fornitore di aziende come Apple e Samsung, ha bloccato la produzione a causa di una recrudescenza della pandemia.
Foxconn, fornitore di aziende come Apple e Samsung, ha bloccato la produzione a causa di una recrudescenza della pandemia.

Foxconn, leader mondiale nel mercato della produzione di elettronica di consumo e azienda fornitrice di alcune delle più importanti società mondiali, come per esempio Apple, ha annunciato l’immediata interruzione di ogni produzione  nei suoi stabilimenti di Longhua e Guanlan fino a nuove disposizioni. Il motivo è legato al lockdown disposto dalla autorità locali per contrastare una recrudescenza nell’area del Covid-19.

Foxconn, chi è e perché il suo stop influirà sul mercato tech

Foxconn è una multinazionale taiwanese. È la più grande produttrice di componenti elettrici ed elettronici per gli OEM in tutto il mondo, e produce principalmente su contratto ad altre aziende tra le quali Amazon.com, Apple, Dell, HP, Microsoft, Motorola, Nintendo, Nokia (solo per il mercato cinese), HMD Global, Sony, BlackBerry e Xiaomi. Tutti grandi nomi del settore tech. Non solo, in generale l’area di Shenzen è considerata il polo tecnologico in cui hanno sede altre importanti aziende cinesi come HuaweiOppo, TCL e Tencent. Ecco perché la notizia sta provocando un vero e proprio terremoto in un settore già pesantemente colpito proprio dagli ultimi due anni di pandemia.

La crisi dei chip ha influito negativamente in modo importante tutta la filiera produttiva tecnologica. Counterpoint Research, una delle più note società globali di ricerche sui mercati tecnologici ai livelli C dell’industria mobile, tempo fa ha pubblicato dei dati secondo i quali nel 2022 si sarebbe verificato un calo di approvvigionamento generale di telefonini, e un’ulteriore carenza di prodotti in particolari Paesi, come ad esempio le nuove console che restano con una disponibilità molto scarsa: Xbox Series X e PlayStation 5. Il timore è quindi quello che la crisi, da cui ancora non si è usciti del tutto, torni ad acuirsi, al punto che i grandi marchi del settore siano costretti davvero a definire le “priorità” di distribuzione sul mercato per area geografica.

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