Google, le applicazioni mobile e il deep linking

Google sta valutando la possibilità di vendere inserzioni sulla base dei link che portano dalle SERP direttamente all'interno delle applicazioni mobile.
Google sta valutando la possibilità di vendere inserzioni sulla base dei link che portano dalle SERP direttamente all'interno delle applicazioni mobile.

Google ha costruito il proprio impero sull’efficienza del motore di ricerca, sull’affidabilità degli algoritmi per il ranking delle pagine e sulla capacità degli spider di scansionare il Web in lungo e in largo alla ricerca dei siti da indicizzare. La crescita repentina dell’ambito mobile rischia però di stravolgere gli equilibri alla base dello strapotere di bigG, in quanto gli utenti di smartphone e tablet sono soliti spendere più tempo con le applicazioni piuttosto che navigando tramite browser (fonte Flurry).

Partendo da questa considerazione non risulta difficile capire perché il gruppo di Mountain View abbia scelto di adottare un sistema in grado di inserire tra le SERP link diretti ad una specifica sezione delle applicazioni (per il momento solo quelle Android, prossimamente anche iOS), ovviamente per le ricerche effettuate da dispositivi mobile. La finalità sarebbe quella di espandere ulteriormente il business legato alle inserzioni pubblicitarie. Utilizzare il condizionale è d’obbligo, almeno per il momento: l’indiscrezione è riportata oggi sul Wall Street Journal, ma non ha ancora trovato conferma né smentita da parte del gruppo californiano.

Il funzionamento può essere spiegato con un esempio: cercando un biglietto aereo, tra le pagine dei risultati compare un collegamento che porta direttamente all’interno dell’app Expedia, oppure chi desidera trovare un ristorante delle vicinanze può raggiungere con un tap l’interfaccia di Open Table. Lo stesso varrebbe per i film (IMDb), la musica (Play Music) e qualsiasi altro tipo di informazione (Wikipedia).

La sua implementazione non è però semplice. Perché un sistema di questo tipo possa funzionare sono necessarie due condizioni: la prima è che l’utente abbia già installato l’applicazione sul proprio device (in alternativa può esserne proposto il download), la seconda è che lo sviluppatore fornisca una sintassi ben precisa da rispettare per il collegamento, in modo del tutto simile a quanto avviene per il deep linking sul Web, ovvero una stringa in cui inserire parametri specifici per il raggiungimento di una determinata sezione, ad esempio “…?sezione=biglietti+&partenza=roma&arrivo=milano”.

In questo modo per Google si aprirebbero nuove possibilità per la vendita di advertising in ambito mobile, ad esempio agli sviluppatori che desiderano promuovere l’utilizzo della loro applicazione in un particolare contesto. La pratica è già utilizzata con successo da realtà come Facebook o Twitter e in futuro sarà quasi certamente impiegata da tutte le più importanti realtà dell’universo online.

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