Google e i dati rubati degli hot spot: che fine faranno i 600 GB archiviati?

Vi ricordate il noto e clamoroso caso che ha visto coinvolto Google, reo di aver raccolto indebitamente i dati delle reti WiFi rilevate durante il passaggio delle Google Car? Bene, oggi si apre un nuovo fronte, proprio quando si pensava che il fatto fosse già caduto nel dimenticatoio.

Google in questi anni ha raccolto ben 600GB di dati e alcune autorità hanno richiesto la possibilità di accedervi. In particolare la Germania aveva intimato a Google di ricevere questi dati per un’analisi entro mercoledì scorso. Questi dati ovviamente non sono mai arrivati.

E qui si apre la grande questione: questi 600GB come devono essere gestiti? Bisogna distruggerli subito, oppure consegnarli alle autorità per un’analisi?
I tedeschi non saranno certamente contenti di non averli ricevuti e non sarebbe strano che scattasse un’ennesima causa, ma il colosso dei motori di ricerca si giustifica asserendo che la “Electronic Frontier Foundation” ha realizzato uno studio che suggerisce di aspettare.

Il motivo dell’attesa è semplice ed è quello che di dover prima realizzare un protocollo d’azione concordato con gli Stati per la consegna o la cancellazione dei dati. Insomma si tergiversa nell’attesa di capire cosa fare. Anche perché il caso a livello mondiale non sembra essere gestito bene.

In Germania, sappiamo che vogliono i dati e che da tempo si preme affinché Street View venga cancellato. In America, è in corso invece una class action che chiede non la cancellazione, ma la realizzazione di una doppia copia dei dati per un’analisi.

In Italia invece siamo ancora fermi alla richiesta di stop al rilevamento dei dati sulle reti WiFi.

Insomma se tutti siamo più o meno concordi che c’è stata una palese violazione della privacy, non siamo però in grado di adottare una strategia d’azione comune. Cosa succederà?

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