+14% per l'e-commerce in Italia nel 2010

Segnali incoraggianti giungono dalla ripresa delle vendite online nel nostro paese, con un incremento record per l'Europa rispetto allo scorso anno
Segnali incoraggianti giungono dalla ripresa delle vendite online nel nostro paese, con un incremento record per l'Europa rispetto allo scorso anno

In un periodo non certo roseo per l’economia del nostro paese, arriva qualche dato incoraggiante dal settore dell’e-commerce. Secondo una previsione elaborata dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Consorzio Netcomm, il 2010 si chiuderà con un incremento del 14% per quanto riguarda il volume d’affari generato dalle transazioni online in Italia, quantificabile in circa 6,5 miliardi di euro totali.

La crescita del commercio elettronico italiano rispetto al 2009 non ha eguali in tutta Europa (ad eccezione della Francia, con un +15%), superando il +12% della Germania e il +8% degli Stati Uniti. Bene anche la penetrazione di questa ormai affermata tipologia di acquisti in ambito retail, che supera finalmente la soglia psicologica dell’1%, anche se in forte ritardo rispetto a realtà come quella britannica (10%), tedesca (7%) e francese (5%).

Insomma, negli ultimi dodici mesi sono stati quasi otto milioni gli italiani che, mettendo mano al portafogli, hanno scelto di affidarsi a siti e store online. Nel favorire questa transazione ha senza dubbio giocato un ruolo importante la repentina diffusione di servizi come i social network (Facebook e Twitter su tutti), ai quali va riconosciuto il merito di aver avvicinato a Internet e alle sue dinamiche anche quanti avevano in precedenza poca dimestichezza con il mondo dell’informatica.

Tornando a parlare di cifre, secondo il rapporto sopra citato ogni acquirente nostrano avrebbe speso dagli 800 ai 900 euro in Rete, cifre comunque ancora sensibilmente inferiori rispetto a quelle registrate oltremanica, dove l’investimento pro capite in prodotti e servizi online si aggira intorno ai 1.400 euro.

Sempre più italiani si affidano a mouse e tastiera per comprare capi d’abbigliamento (+43%), generi alimentari (+19%), polizze assicurative (+18%), pacchetti turistici (+15%), contenuti multimediali o legati all’editoria (+14%) e prodotti appartenenti ai settori dell’informatica e dell’elettronica di consumo (+11%). In termini prettamente quantitativi, è ancora una volta l’interesse verso il turismo a generare il giro d’affari più imponente, con 443 milioni di euro, seguito dal vestiario che si ferma a quota 149 milioni.

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