Vajont.info: annullato il sequestro del sito

L'ordine di sequestro nei confronti di Vajont.info è stato rivisto e limitato: sia rimossa una frase considerata ingiuriosa, ma rimanga online il sito.
L'ordine di sequestro nei confronti di Vajont.info è stato rivisto e limitato: sia rimossa una frase considerata ingiuriosa, ma rimanga online il sito.

«In data 10 marzo 2012 il tribunale del Riesame di Belluno, a seguito del ricorso depositato da Assoprovider, assistita dall’avv. Fulvio Sarzana di S.Ippolito, contro il sequestro preventivo dell’intero portale Vajont.info, ha deciso di attuare una parziale modifica del provvedimento limitandolo alla sola frase oggetto dell’imputazione».

La comunicazione giunge da Assoprovider, l’associazione che si è fatta carico di contestare il sequestro del sito Vajont.info in conseguenza di una frase considerata ingiuriosa nei confronti dell’on. Paniz. Il provvedimento era infatti parso fin da subito del tutto fuori da ogni proporzione. Una sola frase, infatti, avrebbe portato all’oscuramento di un sito intero, creando pertanto molto più danno di quanto non fosse il valore riscontrabile nella difesa di un diritto.

Il problema era stato ulteriormente aggravato dalle modalità con cui il sequestro aveva preso luogo: il blocco di un indirizzo IP aveva infatti fermato centinaia di siti assieme al solo Vajont.info, andando così a sequestrare di fatto molti siti del tutto estranei alla vicenda e del tutto privi di qualsivoglia responsabilità.

Entrambe le parti potranno così veder tutelate le proprie velleità: il sito Vajont.info potrà proseguire nella propria opera di informazione e divulgazione, mentre al contempo l’on. Paniz potrà vedere rimossa la frase considerata fulcro dell’ingiuria subita. La modifica imposta è pertanto solo parziale, salvaguardando il sito pur punendone un piccolo tassello con la rimozione coatta.

Chiude Assoprovider:

Assoprovider aveva giudicato eccessivo il provvedimento originale in considerazione del fatto che, nella sua formulazione originale, esso colpiva in maniera indiscriminata una serie di siti e relativi contenuti, che nulla avevano a che fare con il fatto contestato. Assoprovider prende atto ancora una volta con soddisfazione del fatto che un corretto rapporto di collaborazione degli addetti ai lavori con gli organismi preposti per legge a decidere su sequestri di siti web, permette di arrivare a provvedimenti che non danneggino soggetti che nulla hanno a che fare con i fatti oggetto delle indagini.

La spiegazione tecnica di quanto avvenuto in Tribunale è invece affidata a Fulvio Sarzana, colui il quale ha preso in mano la vicenda portando avanti l’esposto dell’associazione dei provider. In particolare il Tribunale con la propria decisione avrebbe stabilito due principi:

  • «Il GIP avrebbe dovuto disporre  il sequestro solo della presunta frase diffamatoria e non dell’intero sito perché diversamente argomentando  si porrebbero delle gravi questioni relative alla tutela della libertà del pensiero, di libertà di espressione  e di stampa in quanto valori costituzionali protetti dall’art 21 della Costituzione»;
  • «Il provvedimento di inibizione DNS e IP oggetto dell’ordine di esecuzione firmato dal pubblico ministero è eccessivo rispetto al fine da tutelare, ovvero l’onorabilità di qualsiasi individuo, nella fattispecie l’On Maurizio Paniz. In particolare il Tribunale ha affermato “Le modalità di esecuzione rendono evidente, nei limiti del fumus richiesto dal sequestro, l’eccessività contenutistica del disposto sequestro preventivo in relazione al fine che doveva essere tutelato” (l’onorabilità dell’On Paniz), in riferimento alla frase di natura oggettivamente offensiva».

La vicenda si chiude pertanto con un esito più ragionevole rispetto al modo in cui il tutto era cominciato: un ricorso ha consentito di rivedere l’intervento delle autorità portando avanti modalità di ostruzione più chirurgiche sull’oggetto del contendere, senza danni collaterali inutili e sproporzionati rispetto alla portata dei fatti.

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