The Interview: da film comico a simbolo della Rete

L'attacco contro Sony e The Interview passa dalla Rete al reale, diventando forma di censura indiretta: ecco perché sarà proprio il Web a evitarla.
L'attacco contro Sony e The Interview passa dalla Rete al reale, diventando forma di censura indiretta: ecco perché sarà proprio il Web a evitarla.

Seth Rogen e James Franco potrebbero presto diventare il simbolo della libertà in Rete. E non di certo per l’impegno verso la net neutrality, né per essersi apertamente schierati a favore della condivisione online. Lo diventeranno in quanto vittime, nonché eroi ormai designati. Il tutto a causa dell’hack subito da Sony, a cui han fatto seguito minacce virtuali, promesse di vendetta e gravi pericoli di sicurezza. E mentre la casa cinematografica si vede costretta a cancellare première ed eventi promozionali, è il Web che corre in soccorso della pellicola.

È nata come una delle tante produzioni esilaranti del duo di attori, che da qualche anno formano una coppia indissolubile. Un nonsense-movie, un po’ come avvenuto per il successo di “Facciamola Finita”, con un tema però non a tutti gradito. In particolare in Corea del Nord. “The Interview”, infatti, si ispira fortemente al regime repressivo nordocoreano, nonché alla figura del leader Kim Jong-un, già protagonista di diversi meme online. Quanto basta per far esplodere un cyberattacco di immense proporzioni sui server Sony, con la pubblicazione di informazioni personali, pellicole non ancora pubblicate, scambi via mail e quant’altro. E pochi giorni fa l’annuncio: i giustizieri virtuali la faranno pagare a chi si recherà al cinema per gustare la pellicola.

Per quanto alcune dichiarazioni appaiano del tutto sovrastimate rispetto all’effettiva portata di questi cyber-giustizieri, Sony non può di certo permettere che le minacce passino inosservate. Così, per ragioni di sicurezza, l’attesa première del film è stata annullata e molti accordi con le sale a stelle e strisce sono saltati. Comprensibilmente, catene come Carmike Cinemas e Landmark Theatres hanno eliminato la produzione dai loro cartelloni, anche per evitare l’effetto emulazione che potrebbe portare ad attacchi da parte di folli. Tutto finito, allora, vittoria facile per i malintenzionati in Rete? La risposta non è così scontata come sembra.

Quella in atto è una vera e propri forma di censura, seppur indiretta. I cracker contro Sony stanno facendo di tutto affinché la pellicola non circoli, non solo con azioni online, ma addirittura arrivando a gravi minacce fisiche nel reale. Cedere a un simile ricatto sarebbe quindi il modo più semplice per rafforzare una tale censura, per costituire un precedente che potrebbe fortemente condizionare le produzioni cinematografiche del futuro. La risposta potrebbe tuttavia arrivare dalla stessa Rete, così come The Verge suggerisce: rilasciare da subito il film online, moltiplicarne la disponibilità su quante più piattaforme possibili, prevedere accessi tanto diversificati da rendere impossibile ai malintenzionati un blocco sul larga scala. Non tanto per fornire al pubblico un film gratuito per Natale, poiché Sony potrebbe comunque richiedere il pagamento di una piccola somma per lo streaming o il download, quanto per ribadire che Internet non può essere soggiogata dal volere minoritario di un gruppo di anonimi. La posta in gioco è ormai più alta di Sony stessa o degli incassi di un film, la questione ha assunto dimensioni così colossali da mettere a repentaglio una delle caratteristiche pregnanti del Web: la libertà. Saranno proprio Seth Rogen e James Franco a difenderla?

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