Ecco i vincitori della scholarship di Amazon

Cinque studenti europei, e c'è un italiano, andranno a Perugia al festival del giornalismo: i loro scritti hanno vinto la competizione lanciata da Amazon.
Cinque studenti europei, e c'è un italiano, andranno a Perugia al festival del giornalismo: i loro scritti hanno vinto la competizione lanciata da Amazon.

Salvatore, Martin, Gabriel, Paula, Una. Sono loro i cinque vincitori della scholarship di Amazon che traduce la sponsorizzazione del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia in un concorso sul futuro di questa professione dedicato alle riflessioni dei giovani europei. Come l’anno scorso, saranno invitati nella città umbra durante la manifestazione e in un panel tutto per loro racconteranno meglio ciò che hanno condensato in sole mille parole.

Sono arrivate centinaia di testi firmati da studenti 18-25enni, sul tema del Giornalismo nell’era digitale, spediti ai rispettivi siti di Amazon in Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito, poi selezionati in collaborazione con quattro prestigiose testate giornalistiche europee: La Stampa, The Times, DWDL.de, El Pais. Alla fine l’hanno spuntata Salvatore Tancovi, Martin Riedl, Gabriel Macé Paula Mª Pérez Blanco e Una Kelly, che parteciperanno al festival di Perugia a spese di Amazon per tutta la durata della manifestazione (6-10 aprile) e prenderanno parte al rispettivo panel in programma il 9 aprile (ore 12 presso Hotel Brufani). Al panel parteciperanno come moderatori Beniamino Pagliaro, giornalista di La Stampa, e Alessio Santarelli, responsabile per l’Europa del Kindle store (i migliori saggi verranno pubblicati in un ebook proprio grazie al Kindle Direct Publishing).

Insomma, secondo anno ancora positivo per questa idea che piace molto sia ad Amazon che agli organizzatori del festival. Dopotutto scopo di IJF è quello cercare di capire dove sta andando il giornalismo, con chi, con quali strumenti e nessuno meglio di questi ragazzi ha ragione di dire la propria da protagonista, sia come consumatore di informazione che come possibile produttore.

I vincitori

Martin Riedl, 25 anni, studente in Scienze della Formazione presso l’Università Humboldt di Berlino, racconta nel suo saggio come la tecnologia non solo abbia trasformato la comunicazione, ma anche i modi e gli strumenti utilizzati per la fruizione delle notizie e, conseguentemente, il nuovo ruolo del giornalismo nei confronti del lettore.

Il saggio di Gabriel Macé, 21 anni, studente francese di Scienze Politiche presso l’Istituto Cattolico di Studi Superiori, ha un approccio narrativo nell’esplorare l’evoluzione del giornalismo nell’era digitale (in questo somiglia all’altro racconto nella rosa dei vincitori, quello italiano). In un mondo futuristico dove libri e giornali sono scomparsi, il protagonista indaga l’essenza del giornalismo, sostenendo che debba continuare a giocare un ruolo cruciale come sentinella dell’umanità.

Paula Mª Pérez Blanco, 25 anni, blogger e studentessa presso l’Università Re Juan Carlos di Madrid, è l’autrice di un saggio che analizza un particolare aspetto del giornalismo ai tempi del digitale, il dinamismo, attraverso le sue quattro componenti: l’ipertesto, la multimedialità, l’interattività e la frequenza.

La vincitrice della scholarship nel Regno Unito è Una Kelly, 25 anni, studentessa di Giornalismo, Media e Studi culturali all’università di Cardiff, che ha esposto in modo originale le opportunità offerte dalla trasformazione digitale attraverso le iniziative sviluppate da diverse testate, dal New York Times alla BBC, da Vice a Buzzfeed, sfruttando l’utilizzo degli smartphone e dei social media. Forse il suo saggio è quello più apprezzabile dal punto di vista di chi cerca giornalismo “fuori” dai media e nei nuovi media.

Discorso particolare per Salvatore Tancovi, il vincitore italiano. Studente presso la facoltà di Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo all’Università La Sapienza, Salvatore ha avuto un’idea ambiziosa, di quasi fiction: raccontare in prima persona la giornata tipo di un giornalista-influencer web, dalla sveglia di mattina presto ai compiti automatici, la stesura di articoli pagati cifre inconsistenti, il monitoraggio delle agenzie a cui si aggiungono i vari alert di Google e social network, tra un post programmato su Facebook e la foto di una macedonia con frutti rossi postata su Instagram («anche se in realtà ho mangiato una scatoletta di carne con della lattuga in busta»). Si nota un’aperta ispirazione a

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Il cerchio, il romanzo di Dave Eggers, soprattutto nella ossessiva elencazione dei numeri dei follower e dei post, con piccoli precisi momenti di ironia che sono molto maturi considerando la giovane età.

Che giornalismo emerge?

Dalla lettura di questi temi emergono due tendenze. Com’era d’altronde prevedibile e si era notato già l’anno scorso, gli studenti universitari odierni hanno una opinione tutt’altro che entusiasta della Rete e del rapporto con il compito fondativo del giornalismo. Sono consapevoli di storture, rischi, e considerano il buon giornalismo come una sfida aperta all’istintiva banalizzazione del nuovo grande Media. Tuttavia, questi ragazzi sono anche molto interessati alle potenzialità del web e delle tecnologie, prima di tutto perché pensano di poterle usare meglio di altri, e poi perché ne intuiscono il ruolo dirompente nel rapporto tra giornalista e cittadino, che viene sia rovesciato che miscelato.

Il giornalismo nell’era digitale che emerge dalla scholarship di Amazon è una professione ibrida il cui comparto industriale non sa garantire, forse, la sopravvivenza economica di un tempo allo stesso numero di professionisti, ma ha un superiore livello di trasparenza e “complicità” tra i suoi oggetti e soggetti se liberata dall’errore di ripetere i vecchi schemi.

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