Digg, passo falso sugli short URL

Digg ha compiuto un serio passo falso nella composizione degli short url. Così come originariamente gli indirizzi reindirizzavano verso la fonte originale, come l'utente che clicca si aspetta, ora i click reindirizzano infatti ad una pagina su Digg
Digg ha compiuto un serio passo falso nella composizione degli short url. Così come originariamente gli indirizzi reindirizzavano verso la fonte originale, come l'utente che clicca si aspetta, ora i click reindirizzano infatti ad una pagina su Digg

Trattenere il traffico, aumentando artificiosamente le pagine viste, potrebbe facilmente diventare un boomerang. Digg lo sperimenterà presto sulla propria pelle: una ingloriosa polemica si è sollevata nel weekend attorno al servizio di social bookmarking ed alla sua offerta di short url, polemica che ha già tirato in ballo i vertici del gruppo senza tuttavia ottenere ancora una risposta specifica in merito.

L’espediente architettato è semplice. Nel momento in cui si carica un link su Digg, infatti, il sistema partorisce uno “Short URL” che accorcia l’indirizzo nascondendone la destinazione, ma permettendone un uso più pratico su servizi quali Twitter o similari. Il fatto che l’indirizzo originario rimanga nascosto dietro una sequenza casuale di caratteri, però, offre una ghiotta opportunità: cambiare la destinazione all’insaputa dei diretti interessati, catturando consapevolmente nuovo traffico e maturando così fette di mercato artificiose e poco gradevoli.

Gli utenti che utilizzavano Digg come servizio di “short url”, infatti, ora non potranno più far fede sul proprio canale preferenziale: Digg, infatti, redireziona gli utenti non loggati non verso la destinazione fondamentale, ma piuttosto verso una pagina correlata sul proprio sito. Non dunque ad esempio ad una pagina di Webnews, ma piuttosto ad una pagina di Digg che raccoglie i vari link verso Webnews. Così facendo Digg guadagna almeno un passaggio ed evita che l’utenza adoperi l’url senza tuttavia passare almeno una volta per le pagine del sito.

Inutile a dirsi, la manovra è stata accolta con particolare stizza da parte dell’utenza. Digg, tuttavia, conferma la modifica indicandola come atto volontario e consapevole. Mentre TechCrunch parla esplicitamente di suicidio in diretta, Kevin Rose prende tempo: il fondatore di Digg ammette infatti di essere stato in vacanza per un paio di settimane e di non essere stato messo al corrente sulla modifica. Qualche ora di riflessione, insomma, e poi Digg potrebbe fare un passo indietro. Catturando così al volo un boomerang che rischia di far seri danni.

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