Verso Marte: moduli abitativi gonfiabili sulla ISS

L'agenzia statunitense sperimenterà sulla Stazione Spaziale Internazionale il modulo BEAM, con l'obiettivo di portarlo un giorno sul pianeta rosso.
L'agenzia statunitense sperimenterà sulla Stazione Spaziale Internazionale il modulo BEAM, con l'obiettivo di portarlo un giorno sul pianeta rosso.

In un futuro non troppo lontano, l’uomo andrà su Marte. Allora sarà necessario disporre di tecnologie e sistemi adatti alla sopravvivenza del genere umano sul pianeta rosso. Un nuovo progetto annunciato dalla NASA punta in questa direzione: si chiama BEAM (acronimo che indica Bigelow Expandable Activity Module) e si tratta a tutti gli effetti di un modulo abitativo gonfiabile.

La fase di sperimentazione iniziale avverrà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, con il trasporto della prima unità fissato a breve, mediante il vettore SpaceX Dragon. La necessità di testare un modulo gonfiabile è presto spiegata: nelle missioni bisogna ridurre al minimo indispensabile l’ingombro di ogni componente, così da poter stipare nello spazio a disposizione tutto quanto necessario. Una volta posizionato, il volume di BEAM sarà aumentato introducendo dell’aria, fino a portare la pressione interna al pari di quella della ISS, raggiungendo un diametro di 3 metri e una profondità circa 3,7 metri.

La struttura è progettata per garantire la protezione dalle radiazioni cosmiche e solari, contro i detriti che vagano nello spazio e ovviamente la massima durata nel tempo. Una volta installato sul Tranquility Node della Stazione Spaziale Internazionale (attraverso il braccio robotico Canadarm2), il modulo sarà messo alla prova dagli astronauti con sollecitazioni di ogni tipo, così da raccogliere informazioni utili e feedback per il suo miglioramento. Al termine del suo ciclo vitale, fissato in due anni, verrà automaticamente sganciato dalla ISS e disintegrato durante la discesa nell’atmosfera terrestre.

Nel filmato visibile in streaming qui sopra si può osservare il processo di montaggio e come varia la forma di BEAM durante l’immissione dell’aria. La procedura, stando a quanto dichiarato dalla stessa NASA, sarà in realtà molto più lenta, almeno durante i primi test. Il progetto è portato avanti dalla divisione AES (Advanced Exploration Systems) dell’agenzia spaziale in collaborazione con Bigelow Aerospace.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti