Google taglia altri rami secchi: addio Google Buzz

Google annuncia il taglio di una serie di progetti che, già defunti da tempo, verranno definitivamente depennati a partire dal prossimo 15 gennaio.
Google annuncia il taglio di una serie di progetti che, già defunti da tempo, verranno definitivamente depennati a partire dal prossimo 15 gennaio.

«Cambiare il mondo implica focalizzazione sul futuro ed onestà con il passato». Con questa spiegazione Google ha annunciato i propri piani per l’inverno, inaugurando così una nuova stagione di tagli che fa seguito agli altri rami secchi che Larry Page ha voluto far fuori da quando ha preso il posto di Eric Schmidt alla guida del gruppo.

La prima vittima dei tagli è Code Search, progetto pensato per consentire agli utenti di effettuare ricerche tra i codici open source depositati: la scadenza è fissata per il 15 gennaio 2012. La seconda vittima, quella più altisonante, è Google Buzz (API comprese): il progetto, lanciato con grande enfasi per dare il via alla strada social del gruppo, è morto ormai da tempo e l’annuncio di Google non fa altro che celebrarne la fine (agli utenti verrà comunque lasciata la possibilità di ricavare dal sito i propri contenuti tramite Google Takeout).

Altri progetti che saranno accantonati a partire dal 15 gennaio sono Jaiku (acquisito dal gruppo nel 2007), le funzioni sociali di iGoogle (ma non iGoogle in sé) ed infine The University Research Program, progetto destinato ad un piccolo gruppo di poli accademici. Di Like.com e Boutiques.com già erano noti i destini: progetti cancellati, fondi destinati ad altre realtà.

A proposito di Google Buzz, Bradley Horowitz ha in seguito aggiunto tramite il proprio account su Google+ un commento estremamente sincero e lapalissiano:

Cosa abbiamo imparato da Google Buzz? Abbiamo imparato che la privacy non è una funzione… è una cosa fondamentale del prodotto.

Dalle scelte di Larry Page sembra trapelare peraltro una certa sfiducia nelle scelte operate da Eric Schmidt negli anni passati, quando le start-up acquisite si sono moltiplicate senza tuttavia sortire effetti radicali sui destini del gruppo. Ora Page ha deciso di voler puntare con forza su Google+ e tutto il resto ne sta pagando il conto. Taglio dopo taglio.

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