Passa l'emendamento per cancellare la webtax

Nelle commissioni arrivano anche gli emendamenti anti-webtax. La proposta cinquestelle passa in extremis, ok a quella abrogativa di Capezzone.
Nelle commissioni arrivano anche gli emendamenti anti-webtax. La proposta cinquestelle passa in extremis, ok a quella abrogativa di Capezzone.

Torna in Parlamento la webtax, stavolta in forma di emendamenti per limitarla o cancellarla. La conversione del decreto Destinazione Italia è diventata infatti l’occasione per introdurre molte modifiche e anche abrogazioni a temi legati alle rete che non erano piaciuti in recente passato. L’emendamento che proseguirà il suo iter è quello firmato da Daniele Capezzone, che ne chiede la totale abrogazione.

La vicenda della cosiddetta webtax è nota: dopo infinite discussioni, un’approvazione con voto di fiducia e un clamoroso slittamento al 1° luglio nel decreto Milleproroghe, l’argomento era rimasto congelato, ma questo disegno di legge era già da tempo all’attenzione del partito trasversale che vorrebbe abolirla prima della sua entrata in vigore. La proposta infatti è stata interessata da fortissime critiche fuori e dentro il palazzo, e molti pensano a tutt’oggi che l’Italia rischia una infrazione da parte della Commissione Europea.

Una semplice riga nel comunicato stampa del CdM 43 del 27 dicembre fa slittare la webtax al 1° luglio 2014. In questi sei mesi cosa sarà delle norme sulle web company?

Una semplice riga nel comunicato stampa del CdM 43 del 27 dicembre fa slittare la webtax al 1° luglio 2014. In questi sei mesi cosa sarà delle norme sulle web company?

Gli emendamenti

Tra gli oltre 1600 emendamenti presentati, molti sono risultati inammissibili (come accaduto a quelli di Stefano Quintarelli) e sono stati esclusi nell’ultima riunione delle commissioni Finanza e Attività produttive. A finire sotto il giogo è stato anche l’emendamento delle deputata cinquestelle Mirella Liuzzi, che aveva cercato di sopprimere le norme in materia di acquisto di pubblicità online, andando quindi a intervenire più chirurgicamente sul cuore del testo di Francesco Boccia senza mettere in discussione tutto l’impianto.

Ad avere la meglio, invece (forse proprio per il fatto di essere più diretto) è l’emendamento totalmente abrogativo firmato da Savino, Capezzone e Laffranco:

I commi 33, 177 e 178 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sono abrogati.

I commi 33, 177 e 178 costituiscono, insieme, la webtax, dato che predispongono le nuove norme sull’acquisto della pubblicità online, la tracciabilità della compravendita, indicano la stabile organizzazione delle società che si occupano di questo settore. Questo significa che le commissioni presto discuteranno la possibilità di cancellare la webtax ed eventualmente, se verrà approvato l’emendamento, arriverà in Aula dove a questo punto sarà interessante osservare chi la voterà e chi difenderà la legge che tanto ha fatto discutere nei mesi passati. E ancora è destinata a farlo.

Aggiornamento ore 17.30: passa anche emendamento M5S


Anche la proposta cinquestelle è passata, dopo un confronto tecnico. Lo ha rivelato la stessa deputata, Mirella Liuzzi, in attesa dell’ufficialità, arrivata in seguito. L’intervento del M5S sulla webtax si compone di due emendamenti, uno abrogativo l’altro correttivo. Nel caso del comma 33, la proposta è di sopprimerlo. Nel caso, invece, del comma 178, la proposta è la seguente:

In coerenza con le finalità del presente decreto volto a rendere più attrattiva l’Italia per le imprese operanti nel settore dell’innovazione, il primo periodo del comma 178 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, è sostituito dal seguente: «L’acquisto di servizi di pubblicità online e di servizi ad essa ausiliari deve essere effettuato esclusivamente mediante bonifico bancario, postale o tramite carta di credito dal quale devono risultare anche i dati identificativi del beneficiario, ovvero con altri strumenti di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni e a veicolare la partita IVA del beneficiario».

La differenza è che viene citata anche la carta di credito. Non si fa cenno alle modalità di invio delle informazioni all’Agenzia delle Entrate perché compreso nel secondo periodo del comma, quindi resta valido.

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