L'uomo e l'IA: il laccio neurale di Elon Musk

Il numero uno di Tesla e SpaceX auspica lo sviluppo di un'interfaccia uomo-macchina avanzata e sicura, da attuare mediante collegamento cerebrale.
Il numero uno di Tesla e SpaceX auspica lo sviluppo di un'interfaccia uomo-macchina avanzata e sicura, da attuare mediante collegamento cerebrale.

Che Elon Musk sia un visionario non è cosa nuova. Sua l’idea di realizzare la prima auto elettrica sportiva. Sua l’intuizione di produrre batterie per lo stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili a livello residenziale. Suo il progetto Hyperloop per viaggiare a oltre 1.100 Km/h all’interno di tubi in cui è stato ricreato il vuoto. Suo persino il tentativo di colonizzare Marte con SpaceX.

Intervenuto nella giornata di oggi all’evento World Government Summit di Dubai, in occasione del debutto ufficiale di Tesla negli Emirati Arabi Uniti, ha parlato di quello che viene definito come un laccio neurale (“neural lace” in inglese). Si tratta in estrema sintesi di un’interfaccia uomo-macchina, un collegamento che potenzialmente renderebbe obsoleti e superflui gli attuali sistemi di input come mouse, tastiere e display touchscreen. I comandi verrebbero inviati tramite pensiero, in maniera istantanea, senza alcun tipo di lag o latenza. Si creerebbe così una simbiosi tra il cervello dell’essere umano e l’intelligenza artificiale.

Uno scenario che può richiamare alla mente quello di romanzi e pellicole sci-fi, dai risvolti potenzialmente inquietanti. Per qualcuno potrebbe trattarsi di un volo pindarico, un’idea irrealizzabile in termini concreti. Considerando però la determinazione fin qui dimostrata da Musk nel dar vita alle proprie iniziative, non c’è da esserne certi. Questo l’estratto da una sua dichiarazione del mese scorso, in forma tradotta, dalla quale si può dedurre come, secondo il suo punto di vista, il processo di digitalizzazione dell’essere umano è iniziato da tempo e un neural lace costituirebbe solo il prossimo step di un percorso già avviato.

Siamo già dei cyborg. Voglio dire, già esiste una versione digitale parziale di noi stessi, sotto forma di email, interazioni social e tutto ciò che rappresentano le incredibili possibilità fornite dai computer, dagli smartphone e dalle applicazioni in essi contenute. Ognuno di noi a più potere di quanto ne aveva del Presidente degli Stati Uniti vent’anni fa. Possiamo rispondere a qualsiasi domanda, avviare una videoconferenza con chiunque in qualunque parte del mondo e inviare messaggi a tutti istantaneamente. Ma il limite è nell’input/output. Soprattutto nell’output, dove il livello è molto basso, in particolare sui telefoni dove si ci trova a interagire con le dita. È incredibilmente lento.

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