Dai Dino Zovi punzecchia la sicurezza Apple

I Mac non sono sicuri, così come non lo sono gli iPhone. Il codice di Cupertino non è migliore di altri. I prodotti con la mela non sono invulnerabili. La pensa così Dai Dino Zovi, ricercatore che più volte ha già puntato il dito contro la sicurezza Apple
I Mac non sono sicuri, così come non lo sono gli iPhone. Il codice di Cupertino non è migliore di altri. I prodotti con la mela non sono invulnerabili. La pensa così Dai Dino Zovi, ricercatore che più volte ha già puntato il dito contro la sicurezza Apple

Dai Dino Zovi, un nome che per l’utenza Mac significa molto. Dai Zovi torna infatti a punzecchiare l’azienda di Apple dimostrando come il codice di Cupertino non sia più sicuro di altri: l’occasione è quella della Black Hat security conference di Las Vegas, la scenografia è quella del famoso Cesar Palace, il contesto è quello di una sicurezza Apple già nel mirino della critica per una vulnerabilità scoperta nel sistema operativo dell’iPhone.

L’autore di “The Mac Hacker’s Handbook” ha parlato di fronte a 4000 professionisti della sicurezza illustrando una nuova tecnica per colpire i sistemi Mac prendendone il controllo da remoto e con la possibilità di gestirne i dati ivi conservati. Dai Zovi ha inoltre precisato che non si tratta di casi univoci: con l’aumentare della presenza dei device Apple sul mercato, infatti, c’è maggiore interesse ad investire nella ricerca sui sistemi di Cupertino e con il tempo risulterà evidente il fatto che la sicurezza è un problema di approccio, non di brand: «non c’è nessuna polvere magica a proteggere i Mac».

Nelle stesse ore in cui Dai Zovi presentava il suo “Machiavelli” (così è stato denominato il codice di exploit) viene reso pubblico anche l’exploit preannunciato per gli iPhone. Trattasi di un exploit in grado di aggirare le protezioni del telefono via SMS, determinando quindi una situazione di grave rischio per le informazioni contenute nel dispositivo. Apple, nonostante abbia avuto informazioni sulla scoperta già ad inizio mese, non ha ancora rilasciato una patch in grado di chiudere la vulnerabilità.

Charlie Miller, in appoggio di Dai Zovi, sottolinea il fatto che Apple non stia crescendo dal punto di vista della sicurezza di pari passo con la crescita che sta invece registrando sul mercato. Ciò determina situazioni di grande esposizione pur in assenza di barriere protettive adeguate.

La polemica sul tema è destinata ad accendersi come un fiammifero, con mille “ma” a schierarsi pro o contro l’azienda di Cupertino. I dati di fatto provenienti dalla Black Hat security conference sono però due. E quello relativo all’iPhone impone una risposta chiara, netta e rapida.

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