Greenpeace: «Internet non è verde»

Un'analisi di Greenpeace fornisce un quadro negativo delle società informatiche in termini di inquinamento atmosferico. Apple la peggiore, Yahoo promossa.
Un'analisi di Greenpeace fornisce un quadro negativo delle società informatiche in termini di inquinamento atmosferico. Apple la peggiore, Yahoo promossa.

Quanto inquina la Rete? A questa domanda ha provato a fornire una risposta Greenpeace, la celeberrima associazione che si occupa della salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema terrestre. Un report di 35 pagine permette così di comprendere quali siano le aziende legate al mondo digitale più inquinanti e quali invece cerchino di tutelare l’ambiente circostante riducendo l’inquinamento atmosferico prodotto da data center e centri di produzione.

Dai dati raccolti da Greenpeace emerge dunque che l’azienda più “verde” è Yahoo, la cui scelta di posizionare i propri data center in luoghi prossimi a sorgenti energetiche naturali ha fornito i risultati sperati. L’energia pulita consumata dal colosso di Sunnyvale è infatti oltre il 55% del totale utilizzato durante un anno, una percentuale difficilmente raggiunta da altri nomi del mondo digitale. Importanti passi in avanti sono stati fatti da Google (che ha investito circa 100 milioni di dollari per la realizzazione di un sistema per la produzione di energia eolica), IBM e Akamai, la cui produzione energetica sembra migliorare di anno in anno.

Diametralmente opposta, invece, la situazione di Apple, che delle società analizzate rappresenta quella più inquinante. Il nuovo data center progettato dalla Mela, il cui costo si orienta sul miliardo di dollari, consumerà infatti quasi come 80.000 abitazioni degli Stati Uniti: del totale di energia utilizzata dalla colossale struttura targata Cupertino, solo il 5% sarà prodotto tramite metodi non inquinanti, mentre il restante 95% utilizzerà soluzioni altamente nocive per l’ambiente quali il carbone o il nucleare.

La tabella stilata da Greenpeace

Un ulteriore contributo all’inquinamento proviene da Facebook: il social network più famoso della Rete risulta essere infatti fortemente legato alla produzione di energia elettrica tramite la combustione del carbone. Proprio nelle scorse settimane il colosso di Palo Alto è stato invitato da Greenpeace a proporre un piano per la dismissione di tale sorgente energetica in favore di alternative più “verdi”: la scadenza indicata dall’ente per la salvaguardia dell’ambiente è la giornata di oggi, in cui si festeggia la Giornata mondiale della Terra, ma finora i vertici di Facebook hanno glissato sull’argomento.

L’impatto sull’ambiente di Internet, dunque, è meno positivo di quanto si possa pensare. La sola infrastruttura cloud mondiale consuma circa il 2% dell’energia elettrica distribuita in tutto il mondo, di cui gran parte proviene da fonti non rinnovabili ed altamente inquinanti per la natura. I primi, importanti, passi verso un mondo elettronico più verde sono stati fatti, ma necessitano di nuovi investimenti in direzione di consumi più verdi. La strada da seguire è nota: la palla passa ora alle società, che dovranno tenere in conto anche il fattore inquinamento nella pianificazione delle proprie strategie di produzione e gestione delle risorse.

In tal senso la pressione di Greenpeace non darà tregua ed in passato l’associazione ha ben dimostrato di saper raggiungere i propri obiettivi.

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