Foundem vs. Google, nuovo atto in UK

Spunta una nuova denuncia inoltrata da Foundem alle autorità londinesi: nel mirino ancora Google, per il suo presunto comportamento anticoncorrenziale.
Spunta una nuova denuncia inoltrata da Foundem alle autorità londinesi: nel mirino ancora Google, per il suo presunto comportamento anticoncorrenziale.

È ancora una volta Foundem, società britannica specializzata nella comparazione dei prezzi di prodotti e servizi, a puntare il dito contro Google per un presunto comportamento anticoncorrenziale. L’azienda torna alla carica dopo la prima denuncia risalente al febbraio 2010, con le stesse motivazioni: bigG avrebbe penalizzato l’indicizzazione del sito in quanto concorrente, con ovvie conseguenze negative in termini di visite e guadagni.

Va specificato che, sebbene la questione sia stata resa pubblica a pochi giorni di distanza dall’accordo siglato dal colosso di Mountain View con la Federal Trade Commision, la nuova documentazione è stata depositata dai legali di Foundem presso la capitale inglese nell’ottobre scorso. In attesa di sapere con esattezza come intende porsi la Commissione Europa nei confronti della vicenda, Google si trova costretta ad affrontare una nuova grana. Per il momento la sede londinese della società californiana ha scelto di non pronunciarsi in merito, come dimostra il “no comment” del portavoce Tom Price. Nessuna dichiarazione nemmeno dalla controparte, con l’avvocato Stephen Kinsella che non ha risposto alla richiesta di chiarimenti inoltrata dalla redazione di Bloomberg.

Stando ai dettagli emersi l’obiettivo di Foundem è dunque quello di ottenere un risarcimento per i mancati introiti dovuti alla scomparsa (o alla retrocessione) dalle SERP di Google. Il sito fa parte di ICOMP (Initiative for a Competitive Online Marketplace), un’organizzazione promossa da Microsoft con l’obiettivo di spingere il legislatore a tutelare la concorrenza in Rete, regolamentando l’advertising sul Web e la gestione dei dati personali riguardanti i navigatori.

Il monopolio de facto di bigG nell’ambito dei motori di ricerca costringe ancora una volta il gruppo a scontrarsi con questioni legate alla legittimità dei criteri che decidono l’indicizzazione dei servizi concorrenti. Sarà di cruciale importanza la decisione degli organi preposti al controllo delle attività online nel vecchio continente, che già in passato si sono dimostrati di gran lunga più intransigenti rispetto a quelli che operano oltreoceano.

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