Eric Schmidt su Internet e diritto all'oblio

Secondo Eric Schmidt c'è bisogno di un tasto Canc per il Web, in modo da eliminare informazioni compromettenti riguardanti il passato delle persone.
Secondo Eric Schmidt c'è bisogno di un tasto Canc per il Web, in modo da eliminare informazioni compromettenti riguardanti il passato delle persone.

“C’è bisogno di un tasto Canc per Internet”. È questo, in estrema sintesi, il pensiero di Eric Schmidt in merito alla questione Web e diritto all’oblio. Il chairman del motore di ricerca è intervenuto ieri in un incontro organizzato dall’Università di New York, insieme a Jared Cohen di Google Ideas. I due hanno da poco pubblicato “The New Digital Age: Reshaping the Future of People, Nations and Business”, volume che parla dell’ingresso nell’era digitale e delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie per la comunicazione.

Non si commetta l’errore di confondere quanto auspicato da Schmidt con una qualsiasi sorta di censura. L’ex CEO parla della possibilità di lasciarsi alle spalle il proprio passato per quelle persone che hanno commesso azioni discutibili o che si sono macchiate di un reato. Questo, negli anni a venire, può diventare un ostacolo insormontabile ad esempio per trovare un posto di lavoro.

Negli Stati Uniti c’è un sentimento di giustizia che è culturalmente condiviso da tutti noi. La mancanza di un “Delete button” per Internet dev’essere considerato un problema significativo. C’è un tempo in cui la cancellazione è una cosa giusta.

Per capire quando basta un esempio: si pensi a un giovane che commette un crimine, sconta la sua pena e viene riabilitato. Dopo essere tornato a far parte della società un datore di lavoro potrebbe essere frenato nell’assumerlo venendo a conoscenza dei suoi trascorsi, con una semplice ricerca online. La faccenda è piuttosto delicata e Schmidt non è entrato nei dettagli spiegando come la cancellazione potrà essere regolata, ma le sue parole suonano come una netta presa di posizione da parte del gruppo di Mountain View.

Nell’occasione il chairman ha parlato anche di un altro argomento che sta suscitando notevole interesse in questi mesi, relativo a potenziali rischi per la privacy legati all’utilizzo di dispositivi indossabili. Ovvio il riferimento a Google Glass, già bandito dal proprietario di un bar di Seattle con l’obiettivo di tutelare la riservatezza dei clienti. Anche in questo caso la sua visione è abbastanza chiara: non ci sono rischi concreti, in quanto ogni paese deciderà come affrontare il problema, in linea con le proprie leggi.

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