App Store, regno delle applicazioni zombie

Più di 500.000 applicazioni su quasi 900.000 disponibili su App Store sono zombie: non vengono praticamente mai scaricate.
Più di 500.000 applicazioni su quasi 900.000 disponibili su App Store sono zombie: non vengono praticamente mai scaricate.

579.001 applicazioni su 888.856 disponibili su App Store sarebbero zombie, ovvero praticamente ignorate dall’utente. L’ecosistema voluto da Apple è quindi meno proficuo rispetto a quanto si è sempre sostenuto, vi sono difficoltà oggettive per gli sviluppatori o, semplicemente, si tratta di software dallo scarso appeal?

La scoperta è stata resa pubblica da Adeven, una società d’analisi che ha seguito i download di App Store nel tempo, stabilendo così quali applicazioni siano le più gettonate e quali, invece, del tutto ignorate dall’utente. Così si scopre come più della metà del software disponibile nel negozio di Cupertino non venga quasi mai o per nulla scaricato, con la conseguenza di avere un gran numero di app ospitate su server senza che effettivamente siano di qualche utilità ai proprietari di un iDevice.

Una simile rilevazione evidenza nuovamente, dopo altre ricerche pubblicate proprio in questo periodo, quanto sia difficile ottenere un grande seguito su App Store. Cupertino ha annunciato con orgoglio il raggiungimento delle 900.000 applicazioni per iPhone e iPad disponibili, con la consegna di 10 miliardi di dollari agli sviluppatori dal modello di revenue sharing, dove Apple trattiene il 30% dei guadagni. Ma si tratta di un compenso – per quanto elevato e praticamente irraggiungibile dai negozi della concorrenza – che verrà spartito fra pochi. Le motivazioni sono sempre le solite: per ottenere un effettivo guadagno su App Store, è necessario posizionarsi almeno nella Top 50 fra il software a pagamento, un prerequisito che richiede almeno 12.000 dollari di vendite ogni giorno. In un simile contesto, al netto del rilascio di applicazioni geniali improvvisamente diventate virali, è facile capire come piccoli sviluppatori o i casual developer non abbiano molto spazio per affermarsi: sembra proprio che il destino dello sviluppatore amatoriale, o comunque privo di grandi risorse economiche, sia il silente oblio.

La colpa è tuttavia di Apple o degli sviluppatori stessi? La responsabilità è ovviamente di entrambi. Cupertino dovrebbe modificare i suoi sistemi di indicizzazione, magari prevedendo nuove classifiche o differenziando tra la tipologia di sviluppatore, per permettere a chiunque di poter emergere, anche senza avere alle spalle un grande budget per promozione e advertising. Inoltre, un impegno più profuso sarebbe richiesto nel limitare quei fenomeni di “inquinamento” delle classifiche, con strategie varie – alcune già vietate – per modificare a proprio piacere la posizione nella lista. Gli sviluppatori, invece, dovrebbero tentare di essere più originali, soprattutto in ambito gaming: quanti giochi è capitato di scaricare, infatti, risultati poco attraenti o fin troppo ispirati ad altri titoli di successo?

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