Banda ultralarga: trovata una strategia nazionale

La Conferenza Stato-Regioni ha trovato la quadra sulla ripartizione dei fondi per la realizzazione della rete per le zone a fallimento di mercato.
La Conferenza Stato-Regioni ha trovato la quadra sulla ripartizione dei fondi per la realizzazione della rete per le zone a fallimento di mercato.

Il progetto di digitalizzazione dell’Italia per portare alla popolazione connettività a banda ultralarga fa un decisivo passo in avanti. Dopo anni di dibattiti, di polemiche, di incomprensioni e di rinvii, è stato trovato un accordo tra Stato e Regioni che permetterà, finalmente, di garantire all’Italia quella rete a banda ultralarga ampiamente auspicata e necessaria al paese per competere.

Dunque, finalmente è stato trovato un accordo sulla ripartizione dei fondi destinati alla realizzazione dell’infrastruttura a banda ultralarga. In poche parole, Stato e Regioni sono riusciti a trovare una quadratura del cerchio su una strategia nazionale digitale vera e perseguibile. Nello specifico, l’accordo prevede l’erogazione di un finanziamento di 3,5 miliardi di euro che dovrebbe garantire la realizzazione dell’infrastruttura entro il 2020 in 7300 comuni del paese che fanno parte delle così dette aree a fallimento di mercato dove i carrier non possono investire direttamente.

Al posto loro, dunque, interverrà lo Stato che realizzerà in proprio la rete di nuova generazione in fibra ottica che poi sarà data in gestione alle Regioni. Una volta operativa, la rete potrà essere affittata dagli operatori che la potranno utilizzare per erogare i loro servizi di connettività a banda ultralarga.

Per l’Italia trattasi di una novità assoluta ed è la prima volta dai tempi della vecchia SIP che lo Stato torna a possedere una rete di comunicazione.

Trovare un punto d’intesa tra Stato e Regioni non è stato facile. Il punto che ha creato maggiori divergenze nel corso del tempo è sempre stato la ripartizione dei fondi a disposizione del progetto. Nei dettagli, 1.6 miliardi di euro arriveranno da fondi europei regionali, 1.557 miliardi di euro dal fondo Sviluppo e Coesione e 233 milioni di euro da fondi strutturali europei (fondi PON).

In realtà, 1.6 miliardi di euro erano già disponibili da tempo, dal 2014, ma erano rimasti pendenti in quanto avrebbero potuto essere utilizzati solo all’interno di un piano nazionale condiviso e coordinato per evitare che la digitalizzazione procedesse in ordine sparso.

C’era, in particolare, da trovare un bilanciamento tra nord e sud visto che in passato i fondi pubblici erano stati concessi prevalentemente alle regioni meridionali.

La quadratura del cerchio, visto che anche il nuovo piano prevedeva una concessione di maggiori risorse al sud del paese, è stata trovata con le regioni meridionali che “anticipano” i fondi per le regioni del nord. Soldi che poi lo stato si impegna a restituire più avanti.

Grazie all’approvazione di questo piano, la nuova rete potrebbe già essere disponibile nelle prime zone del paese già nel 2017.

Parallelamente al lavoro del Governo italiano di digitalizzare l’Italia, continuano gli investimenti dei principali carrier italiani come Telecom Italia, Vodafone e Fastweb che proseguono nella loro opera di cablatura del territorio sia in FTTC che in FTTH per portare la banda ultralarga nelle principali realtà del paese.

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